Vittima
di un grave incidente stradale la giovane Rose, in condizioni disperate a causa
di ustioni diffuse su tutto il corpo, viene portata in una clinica dove il
dottor Keloid, scienziato senza scrupoli, sperimenta innovative tecniche di
trapianto della pelle, prelevando campioni da pazienti morti. Il complesso trattamento
sembra riuscire e Rose viene salvata, ma gli effetti collaterali sono tanto
imprevisti quanto spaventosi. La donna si trasforma in un vampiro assetato di
sangue, che succhia ai malcapitati tramite un piccolo aculeo di forma fallica
che le spunta da sotto l’ascella. Le vittime vengono contagiate a loro volta
dal misterioso morbo e, in breve, le strade di Montreal si riempiono di cadaveri
e di mostri assetati di sangue. Horror a basso costo ma, come al solito, ricco
d’inventiva e di allusioni sessuali, girato da Cronenberg proseguendo il
medesimo discorso già avviato nel precedente (e meglio riuscito) Shivers.
Le tematiche sono esattamente le stesse e, per molti versi, questo film appare
una sorta di “sequel” spurio di quello del 1975, risultando ancora più estremo
ma meno brillante. L’autore rilegge il mito del vampiro declinandolo al
femminile, spogliandolo di ogni connotazione gotica, religiosa, seduttiva e
soprannaturale, ma calandolo in un contesto scientifico sperimentale che
richiama un altro grande classico dell’horror: il Frankenstein di Mary Shelley.
La critica contro l’arroganza della scienza medica, che in nome del progresso
lascia sul campo vittime inconsapevoli, è blanda e grossolana perché il regista
è maggiormente interessato agli aspetti sessuali della trasformazione di Rose.
Il parallelismo tra l’atto sessuale e quello vampirico è effettivamente
notevole e la sua resa visiva lascia poco spazio alle interpretazioni: la
soddisfazione sensoriale che la protagonista dimostra di provare dopo aver
saziato la sua sete di sangue è una lampante metafora dell’orgasmo. Ritorna
ancora una volta prorompente e carico di particolari disturbanti il tema della
mutazione del corpo, autentica ossessione del regista canadese. Ma, nonostante
i numerosi spunti d’interesse, tutto appare troppo debitore (e meno stimolante)
rispetto al lungometraggio precedente (Shivers).
Il film ha comunque vaste schiere di ammiratori per i quali è un cult assoluto,
anche per la presenza della pornodiva Marilyn Chambers nel ruolo di Rose. La Chambers, che comunque se
la cava discretamente, fu imposta dal produttore Ivan Reitman che sperava di rimpinguare
gli incassi del film grazie al suo nome sui manifesti. Cronenberg avrebbe
invece voluto l’ancora poco conosciuta Sissy Spacek, che poi sarebbe esplosa
proprio durante la lavorazione della pellicola grazie al suo iconico ruolo in Carrie
di Brian De Palma. Per “vendicarsi” del torto subito dal suo produttore, il
regista fa comparire in una scena del film un poster di Carrie
proprio alle spalle della protagonista.
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