mercoledì 19 aprile 2017

Shakespeare in Love (Shakespeare in Love, 1998) di John Madden

Londra, estate del 1953: William Shakespeare, luminosa promessa del teatro elisabettiano, è in crisi creativa e non riesce a concludere degnamente il suo nuovo dramma amoroso ambientato a Verona: “Romeo and Juliet”. L’incontro con la bella Viola segnerà una svolta decisiva: la ragazza, fermamente decisa a diventare attrice nonostante la carriera fosse proibita alle donne in quel periodo, si presenta vestita in abiti maschili, ottiene il ruolo di Romeo e diventa prima amante e poi musa ispiratrice del bardo inglese. Shakespeare potrà così dar vita a uno dei suoi più celebri capolavori, che farà segnare un autentico trionfo, anche grazie all’azione essenziale della regina Elisabetta. Imponente dramma sentimentale in costume, con tocchi da commedia, stile spigliato ed un sontuoso apparato scenografico figurativo che trova il suo tripudio nella grandiosa ricostruzione storico ambientale dell’Inghilterra vittoriana. E’ anche un’opera furbescamente ammiccante, costruita a tavolino per suscitare larghi consensi e con un evidente scompenso tra forma e contenuto. E’ tanto attento alla spettacolarità visiva e alla presa emotiva sul pubblico, quanto grossolano nelle licenze storiche, pittoresco nella riduzione del teatro elisabettiano a colorita baraonda, ingenuo nella raffigurazione di Shakespeare come inquieto poeta borghese dai tratti postmoderni, ruffiano nella mielosità delle sequenze d’amore gravide di svenevole sentimentalismo. Il cast è di gran lusso (Joseph Fiennes, Gwyneth Paltrow, Geoffrey Rush, Tom Wilkinson, Judi Dench, Colin Firth, Ben Affleck, Rupert Everett) ma le interpretazioni degli attori lasciano un retrogusto che sa di artificioso, esattamente come il film. Ebbe uno spropositato e incomprensibile successo agli Oscar 1999, portando a casa sette generosi premi: miglior film, miglior attrice protagonista a Gwyneth Paltrow, miglior attrice non protagonista a Judi Dench, sceneggiatura originale, scenografia, costumi e colonna sonora. La pellicola va ricordata principalmente per la magnetica performance di Judi Dench, capace di mangiarsi il film e portarsi a casa un Oscar con una presenza in scena di appena 8 minuti. In un film ipocritamente teatrale è sicuramente questo il colpo di teatro più autorevole.

Voto:
voto: 3/5

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