Londra,
estate del 1953: William Shakespeare, luminosa promessa del teatro
elisabettiano, è in crisi creativa e non riesce a concludere degnamente il suo
nuovo dramma amoroso ambientato a Verona: “Romeo
and Juliet”. L’incontro con la bella Viola segnerà una svolta decisiva: la
ragazza, fermamente decisa a diventare attrice nonostante la carriera fosse
proibita alle donne in quel periodo, si presenta vestita in abiti maschili,
ottiene il ruolo di Romeo e diventa prima amante e poi musa ispiratrice del
bardo inglese. Shakespeare potrà così dar vita a uno dei suoi più celebri
capolavori, che farà segnare un autentico trionfo, anche grazie all’azione
essenziale della regina Elisabetta. Imponente dramma sentimentale in costume,
con tocchi da commedia, stile spigliato ed un sontuoso apparato scenografico
figurativo che trova il suo tripudio nella grandiosa ricostruzione storico
ambientale dell’Inghilterra vittoriana. E’ anche un’opera furbescamente ammiccante,
costruita a tavolino per suscitare larghi consensi e con un evidente scompenso
tra forma e contenuto. E’ tanto attento alla spettacolarità visiva e alla presa
emotiva sul pubblico, quanto grossolano nelle licenze storiche, pittoresco
nella riduzione del teatro elisabettiano a colorita baraonda, ingenuo nella
raffigurazione di Shakespeare come inquieto poeta borghese dai tratti
postmoderni, ruffiano nella mielosità delle sequenze d’amore gravide di
svenevole sentimentalismo. Il cast è di gran lusso (Joseph Fiennes, Gwyneth
Paltrow, Geoffrey Rush, Tom Wilkinson, Judi Dench, Colin Firth, Ben Affleck,
Rupert Everett) ma le interpretazioni degli attori lasciano un retrogusto che
sa di artificioso, esattamente come il film. Ebbe uno spropositato e incomprensibile
successo agli Oscar 1999, portando a casa sette generosi premi: miglior film,
miglior attrice protagonista a Gwyneth Paltrow, miglior attrice non
protagonista a Judi Dench, sceneggiatura originale, scenografia, costumi e
colonna sonora. La pellicola va ricordata principalmente per la magnetica performance di Judi Dench, capace di
mangiarsi il film e portarsi a casa un Oscar con una presenza in scena di appena
8 minuti. In un film ipocritamente teatrale è sicuramente questo il colpo di
teatro più autorevole.
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