Michele
Apicella (Nanni Moretti) è un funzionario del Partito Comunista Italiano che
perde la memoria in seguito a un incidente stradale. Durante una partita di
pallanuoto (che lo vede impegnato in vasca come giocatore), Apicella cerca di
rimettere insieme frammenti di ricordi e pezzi della sua vita, in un processo
frenetico in cui realtà, sogno, memorie e delusioni sembrano accavallarsi
indistintamente. La quinta e ultima apparizione sul grande schermo del
personaggio di Michele Apicella (alter ego del regista) è un film nevrotico e
verboso, una lunga metafora grottesca sullo smarrimento ideologico del PCI che,
alla vigilia del crollo del muro di Berlino, sembra aver perduto la sua
identità politica e la sua memoria storica. E’ forse l’opera più sperimentale
dell’autore, la più radicale nel suo estremismo filologico e la più accorata
nel suo impeto concettuale. E’ anche il suo film più dichiaratamente politico,
sospeso tra amaro disincanto, aspro sarcasmo ed uno straniamento onirico che
per molti è un limite ma, in realtà, è un sottile valore aggiunto. Non mancano
le ellissi intellettuali e le esasperazioni verbali, così come i geniali
momenti surreali in cui l’esuberanza militante di Moretti si sublima in una
parodia iconoclasta di irresistibile suggestione. La pellicola ha tanti
ammiratori e tanti detrattori ed è facilmente imputabile di petulanza
ideologica o di isteria teorica, ma l’estro inventivo del suo autore ci ripaga ampiamente
con sequenze memorabili e con dialoghi al fulmicotone che sono entrati di
diritto nell’antologia morettiana. E’ anche un apologo di spudorata
intelligenza sul potere del linguaggio e su come questo venga (ab)usato in modo
improvvido dai galoppini del potere, dai trasformisti di palazzo e da quei
giornalisti mentecatti che spacciano la calunnia per informazione. Veracemente
a tesi nella sua disamina appassionata che stinge nello sfogo, ci offre
un’istantanea stravagante e rigorosa del suo tempo ed è stracolmo di elementi
tipicamente morettiani (l’impegno politico, la passione per la pallanuoto, la
critica impietosa alla “sua” sinistra, la satira kafkiana, l’ironia bizzarra,
l’amore per i cantautori). E’, al tempo stesso, un film imperfetto, acuto e
necessario. Nel cast, oltre al mattatore Moretti, compaiono Mariella Valentini, Asia Argento,
Silvio Orlando, Marco Messeri e Raúl Ruiz. Il titolo allude al tiro a
“palombella” tipico della pallanuoto, ovvero una parabola (discendente) che si
sovrappone idealmente al percorso in declino del partito comunista.
La
frase: “Chi parla male, pensa male, e vive male.
Bisogna trovare le parole giuste: le parole sono importanti!”
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