E' uno dei più celebri film del Maestro giapponese, vanta numerosi epigoni, imitazioni, omaggi e persino un remake western hollywoodiano, altrettanto famoso, dal titolo "I magnifici sette" (1960). E' la storia, epica, di sette samurai che combattono in difesa di una comunità di contadini che vedono minacciato il loro villaggio da un manipolo di predoni senza scrupoli. C'è tutto il genio di Kurosawa in questo film: bellezza figurativa e strutturale, rigore formale, l'epica (capovolta) dei deboli e degli oppressi, la mitologia del guerriero come orgoglio archetipo di un tempo perduto, la furia delle battaglie e l'idillio dei sentimenti. Per non parlare poi della coralità della storia: ogni personaggio è splendidamente caratterizzato ed è un tassello necessario alla riuscita (sinfonica) dell'insieme. C'è anche il colpo di genio del personaggio di Mifune che fa da anello di congiunzione tra i due mondi (quello contadino e quello dei guerrieri), apparentemente divergenti. E' anche uno dei più riusciti esempi di commistione di generi e registri narrativi diversi, una sorta di elegia epica che alterna azione ed introspezione, furia ed incanto. Indimenticabile.
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