martedì 1 novembre 2011

Salò o le 120 giornate di Sodoma (1975) di Pier Paolo Pasolini

Durante la Repubblica di Salò, quattro signori (un duca, un monsignore, un presidente di corte d'appello ed un economista) sequestrano e rinchiudono dei giovani di entrambi i sessi (catturati tra partigiani o figli di partigiani) in una villa isolata della campagna lombarda. Ad aiutarli ci sono soldati repubblichini, tedeschi delle SS e quattro megere ex prostitute che hanno il compito di ispirare ed eccitare i signori con i loro racconti erotici. I quattro aguzzini sfogheranno ogni sorta di perversione ed atrocità sulle giovani vittime, in un crescendo aberrante di violenze, torture, soprusi, umiliazioni, fino al bagno di sangue finale. Il film è diviso in quattro gironi, ognuno dei quali corrisponde ad un preciso gruppo di depravazioni che saranno attuate a danno dei malcapitati: Antinferno, girone delle manie, girone della merda, girone del sangue. Il tragico "gioco" segue i dettami di un macabro rituale, eseguito scrupolosamente con feroce dedizione, con tanto di regolamento continuamente declamato e libro nero per annotare i "cattivi" da punire con la morte. Salò è un capolavoro ed il miglior film di Pasolini dopo "Il Vangelo secondo Matteo", rispetto al quale costituisce la nemesi ed il lato oscuro. Tecnicamente è superbo, girato con maestria, ma è un film difficile da vedere, adatto ad un pubblico "preparato" perchè è aberrante, disperato, nefasto e di una violenza che lascia atterriti. Credo sia il film d'Autore più violento mai girato. E' anche il testamento spirituale di un grande uomo, regista ed artista a tutto tondo e lascia un monito che non può non sconvolgere, vista anche la terribile morte del poeta, avvenuta subito dopo la fine del film. E' un film che ha fatto scandalo, per ovvi motivi, che ha avuto parecchie vicissitudini censorie e giudiziarie e che non è mai passato (nè mai passerà) in televisione. Ovviamente tutto questo è ridicolo perchè trattasi di opera d'Arte e le accuse di sadismo e pornografia non stanno in piedi, come è stato giustamente sancito in seguito dagli organi competenti. Però è un film che richiede una certa preparazione per essere compreso appieno, perchè, al di là delle scene scabrose ed orripilanti, ha un immenso valore stilistico, drammaturgico e metaforico e tantissimi piani di lettura. Tra l'altro spiegati esplicitamente dallo stesso Pasolini in un documentario girato insieme al film che mi permetto di consigliare (una sorta di "making of Salò", per usare il linguaggio dei tempi attuali). Ma per capire davvero "Salò" bisogna partire dal testo ispiratore di De Sade, davvero complesso. Esso è un trattato antelitteram di psicopatologia sessuale nel quale, con maniacale pignoleria, il marchese cerca di catalogare TUTTE le perversioni possibili e tutte le sue ossessioni personali. Il puntiglio dell'elencazione fa parte della cultura illuministica (erede del positivismo scientifico avviato da Galileo), tendente all'osservazione e alla conoscenza fenomenologica del materiale prescelto. C'è poi la perversa volontà dello scrittore di creare una sorta di liturgia blasfema che sia parodia ed irrisione di quella della religione (cattolica, nella fattispecie), così si spiega il minuzioso regolamento che i 4 nobili elaborano come programma e di cui pretendono la rigorosa applicazione. Tale aspetto liturgico si ritova nella glaciale messa in scena di Pasolini e contribuisce a una mediazione stilistica che porta a una distanziazione dall'atrocità del materiale narrativo (distanza che in Sade è meno accentuata, infatti c'è molta più morbosa attrazione e, direi, adesione). Invece nel film è spesso evidente lo sguardo pietoso del regista nei confronti delle vittime, così come la sua alta capacità di trasfigurare la violenza insita nella storia, sublimandola verso contenuti metaforici alti e, di conseguenza, artistici. E tutto questo sgombra totalmente il campo dalle ridicole accuse di morbosità, sadismo o, addirittura, incitamento alla violenza. Così come la messa in scena algida e barocca e la totale assenza di sensualità, anche nelle (tante) scene di nudo esplicito eliminano ogni possibile accusa di pornografia. Insomma le basi delle accuse censorie erano ridicole, più che altro dovute a preconcetti o antipatie personali nei confronti del regista, personaggio controverso, libero, caustico, sempre fuori dal coro ed omosessuale, cosa "terribile" per gli anni '70. Da rimarcare anche la ripetitività (e quindi la progressiva noia) che regna nel romanzo, una sorta di nausea per l'eccesso cui perviene il lettore (e si che è un'opera incompleta, ma c'è una aberrante mappa di tutto il materiale che Sade intendeva sviluppare). Il film è, invece, il migliore di Pasolini (dopo il Vangelo, ovviamente, sono i due estremi tra cui si pone il regista), e il più sofferto, una sorta di testamento spirituale, di premonizione di morte, e una testimonianza dei tormenti della carne e del vizio per un autore eternamente diviso tra questi e la sua vocazione poetica e spirituale. In tal senso Salò può anche essere letto come una sorta di auto-flagellazione. I suoi significati simbolici, la sua costruzione rituale, con la ricorrenza del quattro (i quattro signori, i quattro gironi, le quattro megere) ne fanno un'opera complessa, ispirata, decadente ed affascinante pur nella sua terribile e programmatica aura di morte, dolore e amenità. I significati più macroscopici sono chiarissimi e li ha spiegati lo stesso Pasolini: il sesso è visto come strumento del Potere, a differenza di quanto accadeva nella precedente "Trilogia della Vita" dove era un mezzo gioioso e libero di piacere, soprattutto per le classi subalterne. Le torture e le mortificazioni rappresentano quello che il potere fa ai corpi, usandoli e consumandoli per i propri scopi per poi buttarli via senza alcun moto morale. Le famose (e terribili) scene di coprofagia (che poi furono il motivo principale dei guai giudiziari del film) sono invece una riuscita metafora del consumismo e della sua sotto cultura aberrante, spersonalizzante e mortificatrice per lo spirito umano. Insomma i temi sono quelli tipici pasoliniani, ma trattati in un modo brutale e cruento come mai avvenuto in precedenza. Film da vedere almeno una volta, ma non adatto a tutti, ovviamente, perchè sconvolge davvero. Quindi attenti a quello che volete vedere, siete avvisati.

Voto:
voto: 5/5

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