martedì 1 novembre 2011

Manhunter - Frammenti di un omicidio (Manhunter, 1986) di Michael Mann

Splendido thriller di Michael Mann, probabilmente il migliore degli anni '80, ed il più riuscito film tratto dai romanzi di Thomas Harris sul personaggio del Dr. Hannibal Lecter (insieme, ovviamente, al più famoso e celebrato "Il silenzio degli innocenti" (1991) di Jonathan Demme). Al di là dei suoi tanti meriti artistici, "Manhunter" è stato il primo adattamento cinematografico di un libro di Harris, vale a dire "Red Dragon" (1981), e la prima apparizione sullo schermo del diabolico Lecter (qui però, stranamente, chiamato Lecktor dal regista ). Va però ricordato che Lecktor/Lecter ha un ruolo fugace in questo film e, infatti, passò quasi inosservato all'epoca, salvo essere poi portato al successo mondiale dalla straordinaria caratterizzazione di Anthony Hopkins, 5 anni dopo, nel pluripremiato film di Demme, divenendo uno dei più famosi villain della Storia del Cinema. Ma, a parte Lecter, i pregi del film di Michael Mann sono tantissimi: innanzi tutto la scelta di dare assoluto risalto agli aspetti psicologici della vicenda, con dei personaggi tormentati e perfettamente caratterizzati, lasciando fuori fuoco i particolari più truculenti e morbosi. Poi il ritmo compatto e serrato che non dà tregua e ti incolla alla poltrona per l'intera durata del film, pur senza mai eccedere in facili spettacolarizzazioni o abusare degli stereotipi di un genere così fortemente codificato. Mann è abilissimo nel tratteggiare un angoscioso meccanismo di caccia al killer utilizzando le sue stesse logiche, costringendo il protagonista, il detective Will Graham (ben interpretato da William Petersen), ad esplorare reconditi ed oscuri angoli della psiche umana, luoghi da cui non è più possibile far ritorno. E' dunque un film sulle ossessioni e tutte le azioni, sia del killer che del suo cacciatore, avvengono sia per liberarsi da queste sia per alimentarle, in un perfido meccanismo senza via d'uscita che si ravviva mentre si distrugge. La sovrapposizione costante tra killer e detective, e quindi tra bene e male, è il punto di forza assoluto del film di Mann, che rinuncia ad una più tranquillizzante impostazione manichea, tipica dei thriller americani, in nome di una più fertile ambiguità, simboleggiata fin dal titolo che gioca, abilmente, su chi sia il cacciatore e chi la preda. Insomma, in tal senso, questo film è un modello su come fare un thriller di qualità, senza perdere niente nella costruzione della suspense e nel patos orrorifico. Per questi motivi sono solito dire che questo è un film dalla sensibilità più europea che americana. Memorabile il personaggio di Dolarhyde, lo spietato killer della luna piena, grazie all'efficace intepretazione del gigantesco Tom Noonan, che lo rende veramente spaventoso ed inquietante al massimo livello . Questa pellicola ha avuto un remake, "Red Dragon" (2002), più conosciuto e con attori più famosi, ma assolutamente inferiore al film di Mann: pedissequamente fedele alle logiche ed agli schemi dei thriller mainstream e totalmente privo della carica oscura, ed ambigua, dell'originale del 1986.

Voto:
voto: 4/5

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