mercoledì 2 novembre 2011

L'Atalante (L'Atalante, 1934) di Jean Vigo

Straordinaria opera seconda del regista di culto Jean Vigo, che morì di tisi, a soli 29 anni, appena un mese dopo la prima uscita del film. Fu giudicato troppo ardito e stravagante e, complice il fiasco assoluto delle prime proiezioni pubbliche, venne fatto a pezzi dalla produzione che lo scorciò di circa 20' e lo semplificò, edulcorandolo, cambiando finanche il titolo in "Le chaland qui passe". Fin dagli anni '40 ci sono stati diversi tentativi, alcuni dei quali riusciti, di riportare l'opera alla forma originaria, per una pellicola che appariva e scompariva ad intermittenza, da un decennio all'altro. Negli anni '90 è stato, finalmente, restaurato e restituito allo splendore originale voluto da Vigo, anche grazie alla spinta di molti registi della Nouvelle Vague. L'Atalante è un film romantico, probabilmente il migliore tra i film romantici, ma la sua estrema originalità, la sua ricercatezza formale ed il suo sovversivo surrealismo lo rendono anche una pietra miliare del cinema d'avanguardia. La storia (d'amore) è quella di Juliette e Jean che vivono su una chiatta, l'Atalante, che naviga attraverso i fiumi francesi. Esasperata dall'ossessiva gelosia del marito, Juliette decide di scendere a terra, attratta dal miraggio delle lumière parigine, mentre Jean riparte con l'Atalante. Ma, un giorno, i due amanti si ritroveranno. L'Atalante è sicuramente un unicum cinematografico, un'esperienza straniante, ammaliante, ipnotica, a tratti allucinata ma incredibilmente poetica. Costruito come un'opera di rottura che rifiuta ogni enfasi drammatica, in favore di un'eterea lievezza espressiva, è divenuto un insuperato modello di coesistenza tra il realismo, tipicamente zoliano, ed il surrealismo che aveva preso piede in quegli anni, anche come movimento cinematografico grazie a Bunuel. La sintesi delle due forme espressive, evidentemente antitetiche, dà vita a questa meravigliosa elegia della delicatezza e dell'incanto, in cui il surrealismo conferisce potenza immaginifica, e quindi liricità, al rigore realistico. Ma sotto questa coltre di trasognata lievezza, si nascondono anche conturbanti valenze erotiche, che testimoniano tutta la reale carica eversiva e la portata innovativa del film di Vigo. In Italia è particolarmente conosciuta (in quanto sigla del programma di Rai 3, "Fuori Orario") la sequenza subacquea, onirico/surreale, in cui Jean, disperato, si tuffa nel fiume e "vede" la sua Juliette in abito da sposa. E' indubbiamente un film non facile, per cinefili preparati, ma rappresenta un'esperienza davvero impossibile da dimenticare. Opera di culto da riscoprire.

Voto:
voto: 5+/5

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