giovedì 5 maggio 2016

Hanno cambiato faccia (Hanno cambiato faccia, 1971) di Corrado Farina

Alberto Valle è un brillante impiegato di un’importante multinazionale, la Auto Avio Motor. Un giorno viene convocato in una grande villa in montagna dal presidente della compagnia, Giovanni Nosferatu, per un’allettante proposta di lavoro. Qui Alberto scopre che Nosferatu è una moderna incarnazione del mitico vampiro e che il suo piano consiste nell’ottenere il controllo assoluto dei punti chiavi della società (politica, industria, economia, pubblicità, religione) attraverso la manipolazione delle menti umane. Il nostro cercherà di opporsi con ogni mezzo, ma Nosferatu dimostra di possedere molte armi. Interessantissimo horror satirico, diretto con estroso piglio metafisico dall’esordiente Corrado Farina, ex regista pubblicitario, che riattualizza la mitologia di Dracula al mondo moderno sotto forma di contestazione al consumismo, attuando un sottile e geniale parallelo tra vampirismo e capitalismo. Più weird che horror, questa totalizzante denuncia distopica del potere economico basato sul progresso tecnologico, ha il sapore amaro della delusione post sessantottesca e si muove sulla scia dei primi capitoli del celebre romanzo di Bram Stoker che ha reso popolare la leggendaria figura del vampiro.  L’autore, pur non rinnegando alcuni elementi tipici dell’iconografia vampiresca (come la bara o l’immortalità), rinuncia totalmente al mistery (il cognome dell’antagonista ne svela subito chiaramente la natura) e punta tutto sulla critica sociale utilizzando un approccio concettuale, basato sulle atmosfere più che sui dialoghi, che sono sparuti ma comunque molto incisivi. Alternando abilmente ironia e suggestioni angoscianti, il film eccelle in invenzioni visionarie e in momenti allegorici di amaro simbolismo, come quello in cui la hippy libertina Laura (che rappresenta l’impetuosa ribellione giovanile) finisce per conformarsi al potere oligarchico. Nel cast più che il protagonista Giuliano Esperanti, svetta un carismatico Adolfo Celi nel ruolo di Nosferatu. E’ un film unico nel suo genere, un esempio di ottimo cinema d’autore italiano purtroppo passato in sordina e pressoché sconosciuto al grande pubblico. Ma è un indubbio cult di nicchia da recuperare assolutamente. D’altra parte sfido chiunque a trovare un altro film di vampiri in cui non compare neanche una goccia di sangue.

La frase:Il terrore, oggi, si chiama tecnologia

Voto:
voto: 4/5

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