Durante la guerra in Vietnam, una squadra
di soldati americani, impegnata in una ricognizione in un villaggio nella
giungla, sequestra, stupra e uccide una giovane contadina innocente. Quattro
uomini partecipano all’infame gesto, guidati dal truce sergente Meserve, ma il
quinto membro della squadra, il sensibile Eriksson, si dissocia e denuncia i
suoi compagni che saranno condannati, un anno dopo, da un tribunale militare,
salvo poi veder ridotte notevolmente in appello le pesanti pene comminategli.
Ispirato a un tragico fatto realmente accaduto nel 1966, questo cupo dramma
bellico di De Palma (la sua unica incursione nel genere war movie) è un’opera appassionata ma ridondante di acredine e, a
volte, troppo superficiale, che ritorna sul tema, abusato, dei crimini gratuiti
commessi dagli americani durante la “sporca guerra”. Violento, teso e
tecnicamente superbo nella prima parte, tende ad afflosciarsi nella seconda,
più canonica e sciatta, in cui la vicenda processuale viene affrontata con
scarso mordente e provinciale populismo. L’aspetto più interessante della
vicenda, il difficile conflitto morale del soldato Eriksson in equilibrio sul
sottile confine tra obbedienza e complicità, viene liquidato in modo
sbrigativo, senza il dovuto scandaglio introspettivo che avrebbe meritato. L’impressione
finale è quella di un’opera aspra e grossolana, più attenta all’enfasi che alla
lucidità della denuncia. Nel cast svetta un “crudele” Sean Penn, sempre sopra
le righe, che mette in ombra tutti gli altri: Donald Patrick Harvey, John C.
Reilly, John Leguizamo e uno smarrito Michael J. Fox, troppo esile per il ruolo
dell’antagonista che decide di rompere il muro dell’omertà in favore della
giustizia. Belle ed efficaci le musiche di Ennio Morricone.
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