martedì 17 maggio 2016

Hotel Rwanda (Hotel Rwanda, 2004) di Terry George

I tragici cento giorni del terribile massacro etnico ruandese nella primavera del 1994, durante i quali feroci squadriglie di paramilitari, appartenenti all’etnia Hutu, sterminarono circa ottocentomila Tutsi con sistematica efferatezza, approfittando del caos politico in cui versava il paese. Sullo sfondo dell’agghiacciante genocidio, si narra la reale vicenda di Paul Rusesabagina, indomito direttore del prestigioso Hôtel des Mille Collines di Kigali, che egli seppe trasformare in ultimo rifugio per più di mille uomini e donne dell’etnia Tutsi, salvandoli da una morte certa. Tra l’indifferenza occidentale e il debole supporto dell’ONU, Rusesabagina, eroe per caso, mise più volte a rischio la propria vita e quella dei suoi familiari per aiutare i rifugiati, riuscendo nell’impresa di salvarne più di 1200. Intenso dramma storico diretto da Terry George con crudo realismo, rigorosa adesione agli eventi, pudica pietà per le vittime innocenti, sincera indignazione etica e toccante partecipazione emotiva, evitando ammirevolmente le cadute nella retorica e nel moralismo, spesso quasi inevitabili in pellicole di questo tipo. Asciugando l’enfasi in favore di un dignitoso senso della misura, il regista irlandese porta in scena uno dei migliori film storici del nuovo millennio, bilanciando con sapienza tutti gli ingredienti e non nascondendo le colpe e le connivenze del mondo occidentale: dalla politica estera americana dell’era Clinton alle antiche responsabilità dei coloni belgi che, nel tempo, hanno fomentato l’odio razziale degli Hutu verso i Tutsi con la loro guida poco attenta alle dinamiche interne della “colonia” africana. Nel grande cast che annovera Nick Nolte, Joaquin Phoenix, Sophie Okonedo, Jean Reno, David O'Hara e Cara Seymour, spicca un intenso Don Cheadle nei panni dell’eroe contemporaneo (purtroppo poco conosciuto) Paul Rusesabagina, la cui interpretazione misurata e dignitosa conferisce al personaggio una vibrante e contagiosa umanità. Splendido il commento musicale dell’italiano Andrea Guerra, capace di fondere abilmente il grande patrimonio etnico centrafricano con il senso melodico mediterraneo. Questo film necessario, sincero e di grave bellezza tragica, è una di quelle opere da vedere quasi obbligatoriamente. Per sapere, per riflettere e per non dimenticare.

Voto:
voto: 4,5/5

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