Dopo aver appreso la notizia della morte
di un amico, uno scrittore ricorda un lontano episodio della sua giovinezza,
quando, nell’estate del 1959,
in Oregon, partì insieme ad altri tre ragazzini per
un’avventurosa escursione nei boschi, seguendo il percorso della ferrovia. Lo
scopo del viaggio era la ricerca del fantomatico cadavere di un ragazzo di cui
avevano sentito parlare dai più grandi. Alla fine tutti e quattro torneranno
cambiati da quell’esperienza, in cui hanno provato, per la prima volta, il
brivido del pericolo e il sapore della maturità. Celebre film generazionale e
pellicola di culto degli anni ’80, tratta dal racconto “The Body”, contenuto nella raccolta “Stagioni diverse” di Stephen King. Il film, che prende il titolo
della famosa canzone di Ben E. King che fa parte della colonna sonora, è una
splendida elegia nostalgica sul mondo adolescenziale, capace di coglierne, con
magistrale densità narrativa, l’incanto magico, lo spirito ribaldo, il
sentimento ingenuo e l’avventurosa incoscienza. Il ritratto malinconico
dell’America anni ’50 è sontuoso, grazie alla solida sceneggiatura di Reynold
Gideon e Bruce A. Evans (candidata all’Oscar), alla bella fotografia di Thomas
Del Ruth e alle efficaci interpretazioni di un cast che annovera alcuni
“saranno famosi”, come River Phoenix e Kiefer Sutherland, affiancati da Wil
Wheaton, Corey Feldman, Jerry O'Connell. Richard Dreyfuss intepreta invece
Gordie adulto e dà voce al narratore fuori campo nella versione originale. Costruito
secondo la classica struttura del viaggio iniziatico, inteso come percorso di
formazione interiore, regala ancora oggi sincere emozioni per il suo tocco
lieve, per il potere ammaliante dei ricordi, per la sentita celebrazione
dell’amicizia e per la sua lucida capacità di esplorare quella linea d’ombra
posta al confine tra giovinezza spensierata e maturità problematica. Le
difficili prove che i quattro ragazzi devono superare durante il loro lungo
percorso sono, ovviamente, una metafora degli strali della vita, che attende
minacciosa e incombente nel folto della natura selvaggia, meravigliosa e
inquietante. Memorabile la sequenza del ponte ferroviario, rimasta nell’immaginario
collettivo, con il treno, la cui presenza aleggia costantemente per tutta la
durata del viaggio, che fa da allegoria della morte. Insieme a The
Last Picture Show di Bogdanovich, Rumble
Fish di Coppola, American
Graffiti di Lucas e Four Friends
di Arthur Penn, è uno dei migliori film americani sul tema dell’amicizia virile
e del passaggio dolce amaro dall’adolescenza all’età adulta.
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