In una piccola città costiera del Maine
vivono i Fowler, famiglia stimata e morigerata della middle class, composta dal
padre Matt, medico rispettato da tutti, dalla madre Ruth, cortese e all’antica,
e dal giovane figlio Frank, studente d’architettura. Quando Frank inizia una
storia d’amore con la più matura Natalie, separata e con figli, la madre
disapprova e cerca in tutti i modi di dissuaderlo. Gli eventi prendono una
piega tragica a causa dell’ex marito di Natalie, violento e geloso, che uccide
Frank a sangue freddo dopo averlo trovato insieme alla donna, che lui ritiene
di sua proprietà. Sconvolti per l’accaduto i coniugi Fowler cercano in tutti i
modi di elaborare l’atroce lutto subito, ma quando lo spavaldo assassino del
loro unico figlio viene liberato su cauzione in attesa del processo, la loro
saldezza morale viene messa a dura prova e i due decidono di entrare in azione
direttamente. Tratto dal romanzo “Killings”
di Andre Dubus, questo cupo dramma introspettivo, carico di atmosfere malsane e
rarefatte, affronta con sobrio rigore temi importanti come il lutto, l’omicidio
e la legge dell’occhio per occhio, insita nella cultura americana come retaggio
della vecchia frontiera selvaggia, che è alle radici del “nuovo mondo”.
L’esordiente Todd Field dirige con mano sicura questa tragedia di ordinario
squallore, lavorando per sottrazione e adagiando i suoi toni sommessi sulla
forza esplosiva del materiale narrativo di partenza. Il risultato è un affresco
lucido e angosciante, severo e glaciale della provincia americana, in cui si
annida una violenza mostruosa e strisciante, che cova sotto la cenere del
perbenismo. Lo scandaglio psicologico dei personaggi principali è di sapiente
finezza e i numerosi sottotesti, celati tra le pieghe della storia,
conferiscono alla narrazione uno spessore nettamente sopra la media del cinema
americano contemporaneo. Questo thriller psicologico “raffreddato” evita accuratamente
le scorciatoie moralistiche e le indulgenze spettacolari, abbracciando un più
denso e composto stile di apatica desolazione, che vira nell’apologo metafisico
di memoria carveriana. Sofisticato, ambiguo e prevedibile nell’evoluzione
finale, è un ritratto secco e dolente del lato oscuro del benessere americano,
la cui matrice di primordiale ferocia è tutt’alto che estinta, nonostante la
facciata tranquillizzante. In gran forma tutto il cast, in cui spiccano Sissy
Spacek, Tom Wilkinson e Marisa Tomei, che ci regalano interpretazioni intense e
vibranti, a cui si accompagnano Nick Stahl e William Mapother. Il film ebbe 5
candidature “pesanti” agli Oscar 2002, ma non vinse alcun premio.
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