martedì 17 maggio 2016

Io sono l'amore (Io sono l'amore, 2009) di Luca Guadagnino

La famiglia Recchi, appartenente all’alta borghesia industriale milanese, si trova ad un punto di svolta cruciale della sua gloriosa storia: alla prese con i nuovi modelli economici imposti dalla globalizzazione, il vecchio patriarca Edoardo ha deciso di lasciare il timone del suo impero al più meritevole tra i suoi eredi. In lizza ci sono il figlio Tancredi, sposato con la russa Emma, e il loro figlio Edoardo junior, prediletto da sua madre. Ma il giovane Edoardo, sensibile, idealista e molto distante dai rigidi schemi del conformismo familiare, sembra maggiormente interessato nell’apertura di un ristorante insieme al suo amico Antonio, chef di grande talento. Quando tra Antonio ed Emma scoppia una folle quanto improvvisa passione amorosa, a cui i due amanti si abbandonano totalmente, sarà un momento di reale contatto tra due mondi lontanissimi e l’inizio di un nuovo percorso che porterà la donna alla reale scoperta di sé. Ambizioso ed opulento film del palermitano Guadagnino sul mondo della grande industria lombarda, ritratto, con preziosa eleganza viscontiana, come un universo raggelato di case imponenti, grandi giardini privati, abiti impeccabili, maniere decorose, pranzi sontuosi, discrezione imperante, protocolli familiari, ma anche patetico conformismo che non sempre riesce a celare un mondo nascosto di passioni, tradimenti, inganni, incomprensioni e pulsioni che si agitano sotto la superfice del bon ton. Nel suo manierismo raffreddato è un melodramma denso e asciutto che si pone in antitesi rispetto alla direzione tipica del cinema italiano contemporaneo, con un gusto elitario delle immagini ed un senso austero della narrazione drammatica, di indubbia maturità espressiva. L’analisi impietosa della società italiana, lo stridente contrasto tra la natura solare e rigogliosa in cui esplode la storia d’amore tra Emma ed Antonio e la tetra eleganza opaca della residenza Recchi, il senso incombente di catastrofe etica imminente su un paese ormai giunto al capolinea della sua impudente ostentazione, ne fanno un quieto ma spietato apologo dei nostri tempi, edificati sull’apparenza e sulla menzogna, che sarebbe riduttivo circoscrivere alla sola Milano. Latore di un’idea di cinema forte, che sotto una forma raffinata nasconde un messaggio semplice, Io sono l'amore è un film importante, rigoroso, ammirevole, carico di personalità e anche il più riuscito nella filmografia dell’autore. Nel cast, che annovera Flavio Parenti, Edoardo Gabbriellini, Alba Rohrwacher e Pippo Delbono, svetta la britannica Tilda Swinton, assoluta protagonista, anima e corpo della pellicola e “musa” del regista, che qui ci regala un’interpretazione “bifronte” impeccabile ed esibisce persino una più che credibile recitazione nella nostra lingua (ovviamente l’italiano parlato da un personaggio straniero che vive nel nostro paese da anni).

Voto:
voto: 4/5

Nessun commento:

Posta un commento