La famiglia Recchi, appartenente all’alta
borghesia industriale milanese, si trova ad un punto di svolta cruciale della
sua gloriosa storia: alla prese con i nuovi modelli economici imposti dalla globalizzazione,
il vecchio patriarca Edoardo ha deciso di lasciare il timone del suo impero al
più meritevole tra i suoi eredi. In lizza ci sono il figlio Tancredi, sposato
con la russa Emma, e il loro figlio Edoardo junior, prediletto da sua madre. Ma
il giovane Edoardo, sensibile, idealista e molto distante dai rigidi schemi del
conformismo familiare, sembra maggiormente interessato nell’apertura di un
ristorante insieme al suo amico Antonio, chef di grande talento. Quando tra
Antonio ed Emma scoppia una folle quanto improvvisa passione amorosa, a cui i
due amanti si abbandonano totalmente, sarà un momento di reale contatto tra due
mondi lontanissimi e l’inizio di un nuovo percorso che porterà la donna alla
reale scoperta di sé. Ambizioso ed opulento film del palermitano Guadagnino sul
mondo della grande industria lombarda, ritratto, con preziosa eleganza
viscontiana, come un universo raggelato di case imponenti, grandi giardini
privati, abiti impeccabili, maniere decorose, pranzi sontuosi, discrezione
imperante, protocolli familiari, ma anche patetico conformismo che non sempre
riesce a celare un mondo nascosto di passioni, tradimenti, inganni,
incomprensioni e pulsioni che si agitano sotto la superfice del bon ton. Nel suo manierismo raffreddato
è un melodramma denso e asciutto che si pone in antitesi rispetto alla
direzione tipica del cinema italiano contemporaneo, con un gusto elitario delle
immagini ed un senso austero della narrazione drammatica, di indubbia maturità
espressiva. L’analisi impietosa della società italiana, lo stridente contrasto
tra la natura solare e rigogliosa in cui esplode la storia d’amore tra Emma ed
Antonio e la tetra eleganza opaca della residenza Recchi, il senso incombente
di catastrofe etica imminente su un paese ormai giunto al capolinea della sua
impudente ostentazione, ne fanno un quieto ma spietato apologo dei nostri
tempi, edificati sull’apparenza e sulla menzogna, che sarebbe riduttivo
circoscrivere alla sola Milano. Latore di un’idea di cinema forte, che sotto una
forma raffinata nasconde un messaggio semplice, Io sono l'amore è un film importante, rigoroso, ammirevole, carico
di personalità e anche il più riuscito nella filmografia dell’autore. Nel cast,
che annovera Flavio Parenti, Edoardo Gabbriellini, Alba Rohrwacher e Pippo
Delbono, svetta la britannica Tilda Swinton, assoluta protagonista, anima e
corpo della pellicola e “musa” del regista, che qui ci regala
un’interpretazione “bifronte” impeccabile ed esibisce persino una più che credibile
recitazione nella nostra lingua (ovviamente l’italiano parlato da un
personaggio straniero che vive nel nostro paese da anni).
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