Sarah
Tobias, cameriera vivace dalla pessima reputazione per i suoi modi “disinvolti”,
è vittima di uno stupro di gruppo da parte di tre ragazzi, mentre si trova in
un pub scalcinato. Il brillante procuratore Kathryn Murphy, che si occupa del
caso, instaura un crescente rapporto di solidarietà femminile con la vittima e
dovrà battersi in tribunale con tutto il suo ardore per ottenere la
colpevolezza degli imputati. I principali avversari delle due donne saranno la
reputazione impeccabile dei violentatori, giovani studenti di buona famiglia, e
il pregiudizio generale nei confronti delle donne “chiacchierate”, spesso
ritenute colpevoli di aver provocato o incoraggiato gli stupratori e, quindi,
di essersela cercata. Vibrante film di denuncia civile su un tema agghiacciante
e perennemente controverso come quello dello stupro, il solo crimine in cui la
parola della vittima viene sistematicamente messa in discussione. Sotto la
superficie di un legal thriller dal
ritmo teso e dalla costruzione narrativa esemplare, si cela un’accorata
requisitoria in favore delle (tante) vittime di violenza sessuale, la cui
lucida indignazione morale è seconda sola all’indubbia legittimità della sua
appassionata accusa. Non esente dalle furbizie tipiche del cinema americano è
un film utile e necessario, ben scritto, diretto con rigore e costruito su due
interpreti formidabili come Jodie Foster e Kelly McGillis. In particolare la Foster, in stato di grazia
e premiata con l’Oscar come miglior attrice protagonista, ha lasciato il segno
per la sua performance di toccante intensità drammatica. La celebre scena dello
stupro di gruppo, lunga, insistita, lacerante, insostenibile, è un autentico
pugno allo stomaco dello spettatore che il regista utilizza (con sospetto di
enfasi ruffiana) per colpire il pubblico ed ottenere il massimo impatto per la
sua denuncia. I dubbi di astuta spettacolarizzazione della violenza sono
legittimi ma la solidità dell’opera li riscatta e la pone ben sopra la media
dei prodotti hollywoodiani di questo tipo. Il film prende le mosse da un fatto
di cronaca realmente avvenuto in un bar di New Bedford, Massachusetts, nel 1983.
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