mercoledì 10 settembre 2014

Holy Motors (Holy Motors, 2012) di Leos Carax

Monsieur Oscar è un uomo che vive molte vite, indossa maschere diverse, interpreta (o diventa) più personaggi, mentre attraversa una Parigi lunare a bordo di una limousine bianca guidata da una bionda misteriosa. Oscar è un trasformista, un elegante uomo d'affari, un malconcio barbone, un laido mostro, un padre affranto, un vecchio morente, un killer del ghetto, un sensuale "acrobata" della realtà virtuale e molto altro ancora. Non è chiaro chi sia nè dove vada ma il senso delle sue azioni, che procedono sempre sul limite sottile tra realtà e finzione, ci viene "svelato" in un formidabile dialogo con un irriconoscibile Michel Piccoli: la "bellezza del gesto" è il senso della vita di Monsieur Oscar e, forse, anche della nostra, in un'era in cui si viaggia veloci ma senza idee e la scintilla dell'arte sembra irrimediabilmente svanita. Il talentuoso Leos Carax ritorna alla forma smagliante delle sue opere migliori con questo straordinario apologo, in forma allegorica, sul cinema, i suoi inganni, la sua magia, la sua forza perturbante, la sua capacità di trasformarsi in quello che temiamo o che bramiamo con un semplice cambio di scena e prospettiva. Holy Motors è un capolavoro, un film memorabile, tra i più belli in assoluto del nuovo millennio, in cui il genio visionario è pari alla volontà di spiazzare lo spettatore al fine di scuoterne il torpore intellettuale, come chiaramente esplicitato dal prologo onirico, inducendolo ad una riflessione, forse postuma ma necessaria. La celebrazione surreale del mezzo cinematografico, esplorato attraverso i più disparati generi in questo viaggio interiore, si trasfigura in un astratto percorso notturno (anche in presenza della luce solare) su cui aleggia sovrano il senso di morte: un mondo magico popolato da fantasmi tormentati che ci pongono molte angosciose domande, ma senza una possibile risposta. Difficile scegliere una sola tra le tante sequenze formidabili che restano nella mente, come quelle di un sogno dal quale non ci si riesce a svegliare, mentre tutti noi cerchiamo, disperatamente, di ritornare sulla limousine insieme ad Oscar, sperando nella prossima stazione. Da applausi, e bacio accademico, l'interpretazione del protagonista, Denis Lavant, accompagnato da illustri figure femminili come Eva Mendes, Edith Scob e Kylie Minogue. E' molto più di una malinconica riflessione sulla crisi del cinema moderno, è un viaggio caleidoscopico in alcuni destini possibili del vivere umano in cui forma e sostanza, sogno e realtà, persone e personaggi si confondono, si mescolano, si sovrappongono per poi convergere in un unico flusso di suggestioni che vira in un simbolismo di alto magistero artistico. L'uso del metacinema è vivace, creativo, visivamente geniale nonostante il tono sommesso e malinconico che accompagna l'intera opera. Oscar è un simbolo dell'uomo moderno, è tutti noi e nessuno di noi, e la sua elevata presenza scenica è pari solamente alla sua disperata solitudine. Holy Motors è un indimenticabile film d'autore che potrebbe piacere anche ai mainstreamers, a patto che depongano le "armi" e si abbandonino alla sua malia straniante, lasciandosi trasportare, come Oscar, dalla bianca limousine nella notte parigina: alla ricerca di se stessi, ma disposti a perdersi.

Voto:
voto: 5/5

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