domenica 28 settembre 2014

Vampyr (Vampyr, 1932) di Carl Theodor Dreyer

Il viaggiatore David Grey scopre, attraverso un antico manoscritto lasciatogli in affidamento da un vecchio castellano, l'esistenza di una diabolica vampira, Marguerite Chopin. Nel tentativo di salvare le due figlie del vecchio, David sarà costretto ad afftrontare la mostruosa creatura della notte. Liberamente tratto da Carmilla di Joseph Sheridan Le Fanu, questo primo film sonoro di Dreyer è un horror onirico di incredibile fascinazione e di assoluta suggestione simbolica per il ricercato uso espressionista delle immagini. Nonostante l'uso del sonoro i dialoghi sono pochissimi, mentre si fa un uso massiccio dei rumori e dei silenzi per indurre un'atmosfera rarefatta, straniante, una sorta di limbo atemporale al confine tra vita e morte, sogno e realtà, dove tutto può accadere. Fedele alla sua estetica rigorosa, Dreyer amplifica la sobrietà ieratica del suo linguaggio essenziale con una cifra stilistica che tende all'ascetico, che rifiuta ogni contaminazione scenografica e che si allontana, volutamente, da ogni possibile paragone con il precedente Nosferatu di Murnau, padre indiscusso e vetta suprema della cinematografia vampirica. Meravigliosa quanto difficile, quest'opera sontuosamente ostica è un'altra pietra miliare nella straordinaria carriera del regista, assolutamente innovativa per i suoi tempi a causa degli sprazzi di surrealismo innestati in una dimensione gotica. Va anche letto come ennesima istanza del Male che agisce in un ambiente familiare, operando dall'interno, uno dei temi dominanti del grande Autore danese. La sequenza della sepoltura di David Gray, dalla prospettiva della bara, è entrata di diritto nella Storia del Cinema per la magistrale malia evocativa. Esistono diverse versioni del film, a causa delle controversie produttive e dell'insuccesso commerciale alla sua uscita, al punto che oggi è impossibile trovare quella italiana. Rientra di diritto nell'antologia del Cinema delle origini.

Voto:
voto: 4,5/5

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