martedì 16 settembre 2014

Into the Wild - Nelle Terre Selvagge (Into the Wild, 2007) di Sean Penn

E' il quarto film di Sean Penn regista ed il suo capolavoro, un'opera bellissima, profonda, struggente e densa di significati arcani. E' tratto dal romanzo di Jon Krakauer, Nelle terre estreme, a sua volta basato sulla vera storia di Christopher McCandless, promettente giovane del West Virginia che, appena dopo la laurea, abbandona la famiglia per intraprendere un avventuroso e solitario viaggio di oltre due anni attraverso gli USA, fino alle terre selvagge e sconfinate dell'Alaska. Diviso in 5 capitoli che rappresentano le fasi della vita, prima fortemente voluto, poi sceneggiato ed infine diretto da Penn, costituisce un'autentica lezione di cinema del bravo attore/regista, che si dimostra artista completo e maturo, eccellente sia davanti che dietro alla macchina da presa . Into the wild è, al tempo stesso, un road movie evocativo e selvaggio, un elogio estremo della libertà individuale, un'elegia estatica della Natura (meravigliosa quanto crudele), un'indagine introspettiva della psiche umana e delle sue più intime pulsioni, che parte in modo sommesso e finisce per ergersi a manifesto, anche politico, del rifiuto degli pseudo valori del capitalismo occidentale in favore di un'idealistica affermazione degli istinti primigenei: un ritorno alle origini. Memore degli ideali di vita della contro-cultura degli anni '60 e fedele alla grande letteratura avventurosa americana, il film ha uno stile classico, un garbo ed una delicatezza ammirevoli, alternando l'incanto sincero per la natura ed i suoi grandi spazi alla sentita partecipazione al disagio interiore del protagonista. Disagio che lo condurrà su sentieri impervi alla ricerca di sè, del proprio io interiore, in fuga da una famiglia e da un mondo che per lui rappresentano la cultura del materialismo e del disvalore, fino a divenire, inconsapevolmente, simbolo silente, ma a suo modo eroico, di una generazione smarrita che ha paura di affermare, a voce alta, il proprio vuoto interiore in un'epoca di agi e di benessere, in cui "tutto" sembra a portata di mano e la felicità è uno stato dovuto. Il viaggio di Chris, in fuga da un padre dispotico, da una madre debole e da una vita che altri hanno pensato per lui, non è un percorso di formazione, nè tantomeno un cupio dissolvi, ma, piuttosto, un cammino spirituale di ribellione, autoaffermazione e ricerca. Ricerca di una saggezza e di una pace interiore che arriverà, quasi osmoticamente, attraverso gli incontri con i più disparati personaggi (che sono tutte figure archetipe) ed attraverso l'immersione compenetrante nella Natura, che sarà, come sempre, madre e matrigna. Il Chris McCandless rappresentato da Penn è un sognatore, un idealista, un visionario, che insegue l'ascesi per recuperare quella purezza, quella semplicità che oggi sembrano irrimediabilmente perdute a causa delle sovrastrutture imposteci dalla società moderna che ci obbliga a rapporti convenzionali e stereotipati, che ci spinge a desiderare i modelli di massa del momento, facendoci smarrire la nostra vera essenza. In tal senso, come detto prima, il Chris McCandless di Penn è un "eroe", quindi (con)dannato già per definizione. Straordinaria la fotografia, le musiche di Eddie Vedder (autentico valore aggiunto dell'opera), le atmosfere sublimi, il montaggio creativo, il senso del ritmo drammaturgico e le interpretazioni del ricco cast: da un sorprendente Emile Hirsch ad un intenso Hal Holbrook, la figura paterna che tutti vorremmo incontrare. E' un film maturo, coeso, emozionante e commovente, senza ombra di retorica o di sentimentalismi, costruito in crescendo e basato sui contrasti: tra natura e civiltà, libertà e oppressione, materialismo e idealismo, agio e scomodità, estasi e tormento. E' uno dei rari capolavori del nuovo millennio.

Voto:
voto: 5/5

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