mercoledì 24 settembre 2014

The Social Network (The Social Network, 2010) di David Fincher

Nascita e sviluppo di Facebook, il social network più famoso e usato del mondo che, secondo alcuni, avrebbe rivoluzionato il modo di utilizzare la rete internet, raccontata attraverso quattro momenti topici senza continuità temporale: l'ideazione creativa di Zuckerberg ("rubata" da un'idea più grezza dei fratelli Winklevoss), la sua amicizia con Eduardo Saverin cofondatore di Facebook, l'incontro fatale con il brillante Sean Parker (ex guru di Napster) e la causa legale avviata dai Winklevoss a danno di Zuckerberg per furto di proprietà intellettuale. Da un soggetto interessante, ma di cui già si conosce il finale, Fincher ha tratto un film eccellente: scritto benissimo, diretto con la consueta estetica ricercata ma con i tempi ed i modi del cinema classico americano, quello d'inchiesta e denuncia sociale che fu grande negli anni '70. Ogni dialogo, ogni inquadratura, ogni singola espressione è soppesata e precisa ed appare "giusta" rispetto al contesto narrativo. D'altra parte se un film ambientato tutto in interni e costituito essenzialmente da dialoghi (anche tecnici) riesce a catturare la totale attenzione dello spettatore, vuol dire che si tratta di un prodotto sopra la media e dotato di un'anima vibrante. Come al solito la direzione degli attori è notevole, con Jesse Eisenberg ed Andrew Garfield perfettamente a loro agio nei ruoli principali. Chi si aspetta un film su Facebook e sulla rete, con relative implicazioni sociali, rimarrà deluso; Fincher sposta tutta l'attenzione sul protagonista, tratteggiato come un "nerd" geniale, spigoloso, saccente e con evidenti impacci nella vita di relazione col prossimo, specie se di sesso opposto. Il regista ci immerge nel mondo di Zuckerberg, nella sua mente inquieta e vivace, per indagare sulle motivazioni e gli slanci che hanno poi portato alla nascita della sua creatura digitale rendendolo ricchissimo, famoso e odiato. E se non troviamo tutte le risposte, come è giusto che sia quando si parla di azioni umane, veniamo messi davanti alla realtà: ovvero all'umanità, imperfetta, fallace, debole, che si cela dietro l'apparente perfezione impenetrabile della rete. E non è un caso se una persona incapace di mantenere stabili rapporti di amicizia nella vita reale abbia ridefinito il concetto stesso nel mondo virtuale, facendone il punto di forza della sua applicazione. Il Mark Zuckerberg di Fincher appare come una persona profondamente sola in mezzo a milioni di "amici" social e la radice del suo "furore" creativo è uno strappo sentimentale; un po' banale forse ma sicuramente efficace. Accolto positivamente da critica e pubblico ha vinto 3 Oscar su 8 candidature: sceneggiatura, colonna sonora e montaggio.

Voto:
voto: 4/5

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