lunedì 29 settembre 2014

L'avventura (L'avventura, 1960) di Michelangelo Antonioni

Durante una gita in barca alle isole Eolie, una giovane donna, Anna, che vive una tormentata relazione con Sandro, architetto donnaiolo, scompare misteriosamente nel nulla su un isolotto deserto. Dopo vane ricerche da parte dei suoi compagni di viaggio, Sandro inizia a cercarla in giro per la Sicilia accompagnato da Claudia, amica comune presente sulla barca al momento della sparizione. Ma, ben presto, i due finiranno per dimenticarla e cederanno alla reciproca attrazione, palpabile fin dall'inizio. Capolavoro scomodo e controverso di Antonioni, travagliato nella realizzazione (5 mesi di riprese in esterni in luoghi poco agevoli) e criptico nella struttura; divise la critica, fu premiato a Cannes con il Premio della Giuria ed ebbe non pochi problemi con la censura, per contenuti e scene "scandalose", alcune delle quali furono oscurate per consentirne l'uscita in sala. E' un'opera fondamentale per il cinema europeo degli anni '60 per la sua innovativa revisione del linguaggio cinematografico tramite uno stile ermetico ma elegantissimo, basato sull'estrema dilatazione dei tempi per attuare un'oculata sospensione metaforica che tende all'astrazione dei concetti basilari della poetica dell'autore. Concetti profondi, e già attuali nei primi anni del boom economico, in cui l'ottimismo vitale degli anni della ricostruzione post bellica era già stato contaminato dai germi del benessere materiale e della ricerca edonistica del piacere, trasformandosi in un più oscuro senso di disagio e di malessere interiore culminati nella crisi. Crisi esistenziale, crisi di valori, crisi della coppia (secondo la definizione tradizionale della vecchia società patriarcale), crisi di identità e di prospettive che esulano dall'immediato. In tal senso va letto questo film, autentico manifesto della crisi e dell'incapacità umana di comunicare in modo stabile, se non attraverso fugaci lampi di istintiva passionalità. Ne L'avventura il più problematico tra gli autori italiani intende raccontare l'implosione, morale e ideologica, della società del suo tempo, avvenuta bruscamente ma in modo subdolo perchè invisibile all'uomo comune, con un silenzio così opprimente da risultare "assordante". Il lento incedere della pellicola, a cerchi ellittici che mirano alla cristallizzazione del momento in una dimensione più onirica che reale, la rende un'opera di difficile metabolizzazione ma ne costituisce, nel contempo, la cifra stilistica pregnante che intende rappresentare (e lo fa egregiamente) il vuoto morale e strutturale della società borghese. Il giallo che dà il via all'azione, la scomparsa di Anna, resterà senza soluzione e lo spettatore finirà per dimenticarsene proprio come Sandro e Claudia, sopraffatto dal senso di smarrimento indotto dalla consapevolezza che nulla è certo, nulla può essere verificato o indagato, se non la certezza dell'assenza di senso. L'alienazione profonda descritta dal film, che sarà poi ulteriormente analizzata nelle successive opere dell'autore ferrarese (La notte e L'eclisse, che costituiscono, con L'avventura, una sorta di "trilogia" dell'incomunicabilità e del vuoto interiore), è quella ideologica e culturale di inizio anni '60 e troverà voce ed espressione anche in altri grandi Maestri come, ad esempio, Fellini o Resnais. Sotto la coltre intimista con evidenti rimandi psicologici, la pellicola possiede anche una notevole carica erotica, quasi sempre trattenuta ma, proprio per questo, ben più conturbante fino a quando la noia non contamina anche l'eros ed il sesso diventa mero esercizio strumentale di libido o di potere. Tutte le domande restano sospese e la mancanza di risposte simboleggia, secondo Antonioni, la sconfitta della società del suo tempo che non ha saputo adattarsi al rapido cambiamento dei tempi ed è implosa, scivolando in un patetico stallo esistenziale in cui la donna rappresenta l'antenna più sensibile. Nella sua agghiacciante lucidità è un memorabile esempio di monito antropologico, i cui contorni sfuggenti convergono inesorabili verso il senso dell'inadeguatezza e, quindi, della sconfitta. Nel cast brilla la Vitti, musa del regista, che, proprio con questo film, inizierà con lui una proficua e duratura collaborazione artistica oltre che una relazione sentimentale.

Voto:
voto: 5/5

Nessun commento:

Posta un commento