domenica 21 settembre 2014

The Wrestler (The Wrestler, 2008) di Darren Aronofsky

Ritratto malinconico ed emozionante di Randy "The Ram" Robinson, ex divo del wrestling ormai decaduto, che porta sul corpo martoriato i graffi delle sconfitte del ring e della vita. Ma le ferite più profonde sono nell'anima per un'esistenza sprecata a combattere in squallide arene dimenticando gli affetti familiari, come una figlia ribelle e rancorosa cresciuta in fretta e senza un padre. Da sempre interessato ai perdenti, alle storie sordide di un'umanità ai margini, dannata ma in cerca di una nuova occasione, Aronofsky realizza con The Wrestler il suo film migliore: il più sincero, il più sentito ed il più equilibrato, tenendo a freno la sua tendenza ad enfatizzare il registro drammatico, e riuscendo, stavolta, a non smarrire il filo della coerenza espressiva. Sempre vicino al suo personaggio, compassionevole ma non sentimentale, il regista ci accompagna nel suo dolore esistenziale, nel suo fallimento fieramente sopportato ma senza mai rinunciare al gusto della lotta. Interamente costruito sul protagonista Mickey Rourke, nella più grande interpretazione della sua carriera, che si dona interamente al progetto, mettendo il suo volto ruvido ed il suo corpo sofferto al servizio della storia, si avvale anche di ottimi "comprimari", tra cui spicca una Marisa Tomei sensuale e profondamente umana. Duro come solo la vita sa esserlo, ma anche toccante, a tratti entusiasmante, è un film di classica misura e di ammirevole garbo, che sancisce la caduta come unico inevitabile destino dei gladiatori, ma esalta la lotta come eroica tenacia per opporsi, fino all'ultimo e con pregevole dignità, agli strali della vita. Randy "The Ram" è un perdente, un reietto, un "eroe" caduto ma non si tira mai indietro, non abbassa mai la testa e resiste, malgrado tutto, da uomo. Rourke, premiato a Venezia per la sua performance, avrebbe meritato anche l'Oscar, vinto invece da Sean Penn per Milk. Questo ritratto vibrante, e profondamente americano, del suo wrestler ha un ulteriore valore aggiunto nella struggente ballata scritta per l'occasione dal "boss" Bruce Springsteen.

Voto:
voto: 4/5

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