venerdì 26 settembre 2014

Viaggio a Tokyo (Tokyo Monogatari, 1953) di Yasujiro Ozu

Una coppia di anziani coniugi lasciano la loro cittadina in direzione Tokyo, per recarsi a trovare i due figli adulti: una parrucchiera ed un medico. Ma le cose sono molto cambiate: il tempo, la vita e lo stress della grande metropoli hanno reso i due uomini cinici ed intolleranti e i due vecchi genitori saranno accolti con freddezza, distacco e addirittura mal sopportati. I figli non hanno più tempo e voglia di stare con loro e l'unica che dimostrerà benevolenza nei loro confronti sarà la giovane nuora che, in passato, non ha mai ricevuto particolari attenzioni. Il cinema del Maestro Ozu è un cinema di poesia, di dolorosa riflessione, di tematiche profonde, sempre inerenti agli uomini ed ai loro rapporti interpersonali. Un cinema sussurrato, fatto da un'elegante composizione di immagini possenti che, con garbo e pudore, parlano al cuore per ottenere il quadro d'insieme. Raffinato cercatore del grande senso nel minimo dettaglio, Ozu realizza, con questo film, un capolavoro assoluto della storia del cinema e, probabilmente, la migliore pellicola di sempre inerente ai rapporti familiari. Delicato e struggente, Viaggio a Tokyo è un'amara ma realistica riflessione sulla crudele legge della vita, sull'impossibilità di un autentico rapporto inter-generazionale non fondato su compromessi ed interessi, sulla solitudine della vecchiaia e sull'impudenza dei giovani che vivono il momento presente come se la "ruota" dell'esistenza non dovesse mai girare, un giorno, anche per loro. Ma il film di Ozu è anche un requiem accorato sul tramonto di un'epoca, il doloroso passaggio dalla famiglia patriarcale alla modernità, con l'apertura (del Giappone in questo caso, ma il concetto è universale) alle contaminazioni dell'occidente, senza dimenticare l'influsso negativo che l'uomo contemporaneo subisce dalla vita "agiata" nelle grandi metropoli, edificate dall'uomo ma non a misura d'uomo. L'accettazione della situazione, dolente e ineluttabile, da parte dei due anziani è commovente e costituisce l'atto eroico supremo della pellicola, a cui la rigorosa asciuttezza stilistica del regista conferisce un risalto simbolico che tende al mitico. Questo film è un monumento del cinema orientale.

Voto:
voto: 5+/5

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