Dal romanzo autobiografico di James G. Ballard, Spielberg ha tratto un
film ambizioso e magniloquente che mette ancora una volta un bambino, il
tredicennte Christian Bale, al centro della storia. Ambientato nella
Cina degli anni '40, durante l'invasione giapponese subito dopo Pearl
Harbor, è la vicenda di un ragazzino inglese di famiglia benestante,
nato a Shangai e con la passione degli aerei, che finisce, da solo, in
un campo di prigionia giapponese. La dura lotta per sopravvivere lo
condurrà nell'età adulta, ponendo fine alla sua innocenza ed il piccolo
Jim non sarà mai più lo stesso, come anche il mondo dopo l'attacco
nucleare americano al Giappone che porrà tragicamente fine alla guerra.
Se dal punto di vista storico il film è accurato ed imponente, il suo
lato più debole è quello sentimentale a causa dei picchi di romanticismo
lacrimoso, tipici del regista nelle pellicole di questo tipo. La
metafora del volo come anelito possente per superare le miserie
contingenti, sostenuto dalla grande forza della fantasia infantile,
funziona egregiamente, ma, a volte, s'impiglia nella volontà
spielberghiana di addolcire la pillola. E' un film riuscito solo a metà.
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