Horror fantasy a due livelli: uno storico, che ci mostra gli orrori della dittatura franchista nella Spagna del 1944 attraverso le turpi azioni dello spietato capitano Vidal, ed uno fantastico, in cui la piccola Ofelia, la cui madre ha sposato Vidal in seconde nozze, cerca di sfuggire all'orrore quotidiano rifugiandosi nel suo mondo interiore ed immaginando un universo fiabesco dark popolato da fauni, fate, folletti e mostri. Come sempre in Del Toro la parte fantasy è eccellente per estro visionario e simbologie erudite; in questo caso i richiami mitologici sono evidenti, con le tre prove che Ofelia deve superare per diventare una principessa del regno sotterraneo, e l'estetica gotica conferisce al tutto una suggestiva atmosfera arcana. Tra scenografie inquietanti ed effetti speciali "artigianali" di vecchia scuola, particolarmente riusciti, assistiamo ad uno spettacolo visivo imponente di cui il mostro senza occhi costituisce l'elemento orrorifico di spicco. Ma le dolenti note arrivano dalla parte storica che è eccessiva, compiaciuta e monotematica e si traduce in un tripudio di splatter e violenze al limite del cattivo gusto. Ci sarebbero stati modi ben più eleganti e incisivi per mostrare gli orrori del regime franchista e per amplificare il contrasto tra la favola (il mondo immaginario di Ofelia) e la realtà (la sua dolorosa quotidianità causata dall'odioso patrigno che non riesce ad accettare e da una madre debole totalmente succube dell'uomo che ha sposato). Il film fu premiato con tre Oscar tecnici ma è riuscito solo a metà: se Del Toro fosse in grado di limare i suoi abusi macabri in favore dell'esuberanza estetica in cui eccelle, ci regalerebbe opere migliori. Splendide le musiche di Javier Navarrete, in cui spicca la triste cantilena iniziale che resta in mente a lungo.
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