Virgil Oldman è il miglior battitore d'aste su piazza: uomo colto, ricco, raffinato ma anche burbero, solitario, afflitto da una serie di manie e rituali compulsivi che non gli consentono di empatizzare con il prossimo, al di là del mero rapporto professionale. Ossessionato dalle donne, riesce ad "amarle" solo se raffigurate su tela e, nel tempo, ha radunato un'incredibile collezione di ritratti femminili, tra cui molti capolavori di enorme valore. La sua vita cambia quando riceve l'incarico di stimare un ingente patrimonio artistico da parte di una donna misteriosa, affascinante e sfuggente, che vive rinchiusa in un vecchio palazzo, decadente ed austero, e che non si mostra mai a nessuno a causa di una particolare fobia. Mistery a orologeria, perchè procede secondo un meccanismo rigoroso quanto ineluttabile, ambientato nell'indecifrabile mondo dell'antiquariato e delle aste, una casta chiusa poco comprensibile ai più ma che contiene le medesime contraddizioni e debolezze del mondo "reale". Tornatore prova a tracciare una sorta di assioma concettuale del rapporto tra arte e vita, e tra realtà e finzione, attraverso la vicenda di Virgil (Geoffrey Rush) che, nel suo procedere pezzo dopo pezzo verso la verità, spinto dalla forza potente dell'amore, finirà per perdersi, smarrendo del tutto ogni riferimento con essa. Se la prima metà del film è intrigante e ben recitata, la seconda, quando la donna misteriosa si palesa ed il velo del mistero cade, è canonica, convenzionale e addirittura prevedibile nel finale che, invece, dovrebbe rappresentare un colpo di scena. Ulteriori note stonate sono la scarsa verosimiglianza dell'intreccio complessivo ed una lunga sequela di spiegazioni che rendono il tutto ancora più gravoso. Film discreto e "innocuo". Belle e ispirate le musiche del Maestro Morricone.
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