venerdì 2 giugno 2023

Cinque pezzi facili (Five Easy Pieces, 1970) di Bob Rafelson

Bobby, giovane pianista di famiglia benestante, decide di colpo di abbandonare la casa paterna e la vita agiata che conduce da cui si sente soffocato; si mette così a fare il vagabondo, passando di città in città, vivendo alla giornata e facendo molti incontri con una svariata umanità che, come lui, è in cerca di "qualcosa". Si accompagna alla svampita Rayette, una "randagia" a cui si affeziona ma che non basta a placarne l'inquietudine interiore. Dopo aver saputo che il padre è stato colpito da una grave malattia, decide di darsi una seconda occasione e torna al suo vecchio mondo, cercando di reintegrarsi e placare il suo spirito ruggente. Ci riuscirà? Magnifico dramma esistenziale "on-the-road" di Bob Rafelson, che lo ha anche scritto insieme ad Adrien Joyce, con un lucido senso critico di osservazione dei fenomeni culturali, ideologici, politici e di costume che animavano le nuove generazioni nell'America di quegli anni. E' una piccola grande storia di turbamento, di crisi, di alienazione e di insoddisfazione, sentimenti che erano ampiamente diffusi tra i giovani americani nell'epocale passaggio dagli anni '60 agli anni '70. E' un film solido e denso, splendido nel contrasto tra la struggente bellezza degli scenari naturali e l'apprensione psicologica del protagonista, che si sente sradicato e disadattato nel suo furioso vagare alla ricerca di sé stesso. E' un'opera emblematica di un periodo storico, che ne cattura perfettamente l'essenza e le tensioni emotive attraverso immagini di grande suggestione, piuttosto che con discorsi e spiegazioni. Sono in molti ad accostare questo film, per evidenti assonanze tematiche, al coevo manifesto generazionale Easy Rider (1969) di Dennis Hopper, probabilmente anche per la comune presenza di Jack Nicholson nel cast. Ma, in questo caso, più che all'utopia si dà voce al disagio ed è l'infelicità a prevalere nettamente sulla ribellione. Ad un certo livello Five Easy Pieces è il racconto metaforico (e finemente sfumato) di una sconfitta incombente ed inevitabile, alla quale però non ci si rassegna. Ebbe quattro candidature agli Oscar (miglior film, migliore sceneggiatura, Jack Nicholson e Karen Black migliori attori) ma non ne vinse nessuno, però la Black si aggiudicò il Golden Globe nella categoria di attrice non protagonista. Il titolo fa riferimento ad un libro di lezioni di piano per principianti.

Voto:
voto: 4/5

Nessun commento:

Posta un commento