giovedì 1 giugno 2023

La spettatrice (2004) di Paolo Franchi

Valeria è una giovane donna sola e solitaria, incapace di manifestare le emozioni che prova e quasi terrorizzata dal contatto empatico con un altro essere umano. Vive a Torino, lavora come interprete ed ha sviluppato un interesse morboso per Andrea, un ricercatore di mezza età che abita di fronte al suo appartamento e che lei spia quotidianamente in silenzio, "amandolo" a modo suo, di nascosto e senza averlo mai conosciuto. Quando l'uomo si trasferisce per lavoro a Roma, Valeria, come impazzita, molla tutto e lo segue, ricominciando così a spiarlo. Quando capisce che Andrea ha una compagna (Flavia), si fa assumere da lei come dattilografa a domicilio, aiutandola a scrivere un libro sul suo ex marito defunto. Esordio cinematografico, in qualità di sceneggiatore e di regista, del bergamasco Paolo Franchi, con questo riuscito dramma sentimentale introspettivo, cupo, glaciale e pudicamente "reticente" proprio come la sua protagonista, egregiamente interpretata da un'ottima Barbora Bobulova, in una delle migliori performance della sua carriera italiana. E' un film di emozioni trattenute, passioni soffocate e desideri inespressi; un melò imploso, un apologo ambiguo e silente che striscia sotto pelle e si muove nell'ombra per affrontare tematiche quali il voyeurismo, la solitudine esistenziale, l'incomunicabilità tra essere umani e, più di tutto, il senso ponderatamente "scientifico" dell'amore: necessario, impellente ma anche impossibile. Dal punto di vista tematico siamo dalle parti di Antonioni, invece da quello stilistico il primo riferimento immediato è Kieslowski. Ispirazioni altisonanti per un'opera prima di grande impatto intellettuale e di densa semantica, anche se un po' troppo algida. La fotografia plumbea di Giuseppe Lanci, modellata sul tono della pellicola e sullo sguardo interiore di Valeria, riesce a rendere Roma "uguale" a Torino dal punto di vista delle atmosfere (!). E' interessante evidenziare come il regista non stabilisca mai alcuna empatia tra lo spettatore e la protagonista, ma la faccia risultare costantemente aliena; non si riesce a provare un moto di pena o di benevolenza per lei perchè, invero, la donna non è una reale "vittima", ma piuttosto fa le sue scelte con parità di afflizione e consapevolezza. Valeria non è il simbolo di un martirio, ma di un fallimento. Il film è stato particolarmente apprezzato da Robert De Niro che lo ha selezionato per l'edizione 2004 del "suo" Tribeca Film Festival.

Voto:
voto: 3,5/5

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