La bella Sergia, diciottenne inquieta e disinvolta, accetta di trascorrere alcuni giorni al mare in una villa nel sud della Sardegna in compagnia di Max e Freddy, due coetanei entrambi innamorati di lei che le fanno una corte serrata. La ragazza, particolarmente abile a mantenere entrambi sulle spine senza mai concedersi, si diverte a innescare una costante competizione tra i due, guidando con sicurezza il gioco della seduzione. Ma l'arrivo sul posto di Guido, uomo maturo e affascinante, sconvolge ogni cosa. Dal romanzo omonimo di Pier Antonio Quarantotti Gambini, Vancini ha tratto un torbido melodramma sul tema "spinoso" della sessualità giovanile, argomento considerato ancora un tabù nell'Italia d'inizio anni '60 e infatti il film destò un certo imbarazzo alla sua uscita, attirandosi le ire dei moralisti benpensanti e le "attenzioni" della censura. La splendida Catherine Spaak, con il suo erotismo acerbo sempre sul confine tra malizia e dolcezza, incarna alla perfezione la figura di quest'adolescente conturbante e irrequieta, che diventa il sogno proibito di tutti i personaggi maschili (ma anche degli stessi spettatori!). Gli altri "vertici" del triangolo (che poi diventa un quadrilatero) amoroso vedono all'opera interpreti di sicuro affidamento quali Jacques Perrin, Gabriele Ferzetti e Fabrizio Capucci. Sulle gaie note della colonna sonora di Carlo Rustichelli e sullo sfondo assolato degli incantevoli panorami marittimi della nostra Sardegna, la pellicola procede con andamento incerto, indecisa se essere pienamente disinvolta come la protagonista Sergia o se invece limitarsi per timore di offendere oltre misura il comune senso del pudore. E' proprio questo il suo limite maggiore, la pavida ritrosia dell'autore nell'andare fino in fondo e rendere realmente graffiante il tono del film, che intende farci riflettere su tematiche già da diversi anni emergenti (ma puntualmente sottaciute) come l'emancipazione femminile, lo smarrimento giovanile (dal punto di vista sentimentale, sessuale ed esistenziale) di fronte al rapido cambiamento dei costumi e la crisi dei rapporti di coppia dopo secoli di rigido patriarcato. Nonostante il materiale "esplosivo" e le tematiche scottanti per l'etica dei tempi, la pellicola non morde, ma preferisce assestarsi su una placida inerzia ideologica, evitando di approfondire le questioni più spinose. Ed è un vero peccato perchè la bravura del regista emerge a tratti in diverse scene ed il suo approccio solitamente puntiglioso non avrebbe potuto che giovare nel raccontare una storia dalle molte implicazioni come questa. Ma si sa che nel nostro paese, atavicamente ipocrita e bigotto, si rischia molto meno a parlare di violenza, di politica, di cronaca o di storia piuttosto che di sessualità.
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