Diego è un nevrotico affetto da manie di persecuzione e con seri problemi nel controllo della rabbia. Clara è una mitomane esaltata che mente costantemente anche a sé stessa senza rendersene conto. I due sociopatici frequentano con obbligo un gruppo riabilitativo di recupero, sotto la guida di Paris, psicologo paziente e premuroso. Dal loro incontro nasceranno scintille. Questa stravagante commedia sentimentale dal retrogusto amaro, terzo lungometraggio del romano Simone Godano, intende essere una riflessione sociale ed un incoraggiamento inclusivo sul tema delle disabilità psichiche, una problematica sempre più diffusa nella società contemporanea del "benessere" economico. Il tono è scanzonato ed a tratti divertente, e i momenti comici si alternano a quelli meditativi, soprattutto grazie alle buone interpretazioni del cast in cui Stefano Accorsi e Miriam Leone dimostrano una proficua chimica inter-relazionale, nonché una capacità espressiva al di sopra della loro media abituale, tra l'altro senza mai scadere nella macchietta ridicola come invece sarebbe stato facile con due personaggi del genere interpretati da due canonici belli del nostro cinema. Ma è forse nello psicologo di Thomas Trabacchi, che recita in levare senza perdere in empatia, che troviamo gli aspetti più interessanti e degni di nota, a cominciare dalle difficoltà (spesso ignorate o date per scontato) di chi deve impegnarsi ogni giorno per aiutare il prossimo, spesso improvvisando a causa della penuria di mezzi, di fondi e di attenzioni istituzionali. Gli elementi di natura satirica sulla nuova moda dei cuochi che impazzano sui vari media fino allo sfinimento sono di gustosa ironia e colgono nel segno. Tuttavia quello che risulta totalmente deficitario è uno sguardo critico dal taglio sottile che sappia andare nelle pieghe intime dei problemi, piuttosto che soffermarsi sulla patina superficiale, sui tanti cliché che ruotano intorno alle nevrosi ed alle relative attività di recupero, e sul consueto buonismo retorico di un certo tipo di cinema commerciale che, alla fine, termina sempre con slogan impliciti quali "strano è bello" e "vogliamoci tutti bene". Potrà anche essere così se sei Stefano Accorsi o Miriam Leone, ma ovviamente la realtà è ben altra cosa ed una conclusione favolistica di tal guisa sa molto di presa per i fondelli, anche in una commedia da intrattenimento leggero come questa. Alcuni critici hanno tessuto lodi per la pellicola e per la coppia Accorsi-Leone, in certi casi decantandola come nuovo promettente duo comico della commedia italiana. Viene spontaneo chiedersi se hanno visto un altro film o se le aspettative nei riguardi del genere che una volta era uno dei nostri fiori all'occhiello si sono ridotte ai minimi termini. Una cosa è certa: riuscire ad imbruttire credibilmente Miriam Leone, nonostante trucco-parrucco e lentine a contatto di sorta, è un'impresa impossibile.
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