lunedì 12 giugno 2023

La cura dal benessere (A Cure for Wellness, 2016) di Gore Verbinski

Lockhart, giovane broker rampante di Wall Street, riceve il delicato incarico di recarsi nel cuore delle Alpi Svizzere per convincere l'amministratore delegato di una grossa compagnia a rientrare a New York, pena la perdita di un affare multimilionario. Il vecchio manager, ufficialmente in soggiorno presso una rinomata spa, sembra essere totalmente cambiato e non vuole più saperne del business dell'alta finanza. Lockhart giunge in Svizzera dove è vittima di un serio incidente stradale. Si risveglia nella clinica specializzata per cure di benessere psico-fisico del dottor Heinreich Volmer e ben presto si renderà conto che i suoi guai sono soltanto all'inizio. Questo bizzarro horror fantascientifico di Gore Verbinski è un film bicefalo che, probabilmente e paradossalmente, sa benissimo di esserlo e addirittura se ne compiace. Dal punto di vista visivo, inventivo e figurativo siamo di fronte ad un'opera notevole: ammaliante, disturbante, a tratti abbagliante per la ricchezza delle trovate e la funambolica tecnica cinematografica che il regista americano si diverte ad esibire. E' evidente in molte sequenze che Verbinski si muove in un territorio che conosce, che gli piace ed in cui trova modo di esprimere liberamente vezzi, boutade, passioni e ossessioni che non potrebbe mai utilizzare altrove. Stiamo parlando, ovviamente, del territorio del genere horror, qui fortemente contaminato dal thriller, in cui l'autore, mai come stavolta, si sbizzarrisce dando forma ad un'opera dallo spirito di un B-movie gotico artigianale e dalla veste stilistica di un blockbuster hollywoodiano. Probabilmente l'unico vero difetto che gli si può trovare dal punto di vista meramente tecnico è l'eccessiva lunghezza (ben 2 ore e 26 minuti!), vedasi la mia riflessione precedente sull'autocompiacimento. Le dolenti note, che pur sono presenti, arrivano parlando dei contenuti che risultano di scarsa profondità, con svolte di sceneggiatura prevedibili e presunte soprese che non sono mai tali. L'intento di realizzare, tra le righe, una critica satira grottesca sul moderno culto del benessere fisico, dell'apparire in forma secondo i canoni di moda, scadendo in patetiche fissazioni vanitose e finanziando l'avido settore del business dei centri benessere (fondato sulla "religione" effimera dell'egocentrismo vanesio), riesce soltanto in parte, perchè il regista pare più interessato al proprio personale divertissement che al fine realmente caustico. Dal punto di vista degli incassi e dei riscontri di critica la pellicola è stato un enorme flop, tra l'altro il terzo consecutivo di Verbinski dopo Rango (2011) e The Lone Ranger (2013); ed è sicuramente questo il motivo che lo ha spinto a prendersi una pausa, non realizzando (finora) nessun altro lungometraggio dopo questo. Eppure c'è molto da salvare (e da gustare) in questo incompreso A Cure for Wellness, film bicefalo ma non privo di anima, di estro e di passione citazionistica. Basti solo pensare all'iconica orripilante scena di Mia Goth immersa nella vasca tra le anguille, per capire quanto l'autore sia naturalmente affine nello stimolare un certo immaginario. E la Goth, brava e fascinosa, è una delle poche attrici contemporanee che sembra nata apposta per l'horror, grazie alla particolarità del suo volto ed al suo appeal non convenzionale. Mezza stellina in più per il coraggio di osare, omaggiando un certo tipo di cinema vintage (nei modi, nei tempi e nella resa concettuale) che oggi nessuno fa più.

Voto:
voto: 3,5/5

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