Dino, giovane rampollo romano di una ricca famiglia, si trastulla tra le sue ambizioni artistiche di mediocre pittore e un'esistenza inerte, paralizzato da uno stato di profonda noia che gli impedisce di vivere pienamente la sua età e la sua condizione sociale privilegiata. La madre cerca di aiutarlo procacciandogli una serie di ragazze facili che il nostro snobba puntualmente, fino a quando non incontra la bionda Cecilia, diciassettenne impertinente e sensuale, che fa la modella per un anziano pittore che ha lo studio proprio accanto a quello di Dino. Tra i due ragazzi sboccia una relazione amorosa passionale e tormentata, con la gelosia di lui messa a dura prova dagli atteggiamenti disinvolti della donna, che continua a frequentare regolarmente altri amanti occasionali per il puro piacere di trasgredire. Pur di mantenere Cecilia legata a sé in esclusiva, Dino inizia uno strano "gioco" morboso, decidendo di pagarla ad ogni incontro con quei soldi che ha sempre disprezzato. Dal celebre romanzo scandalo omonimo di Alberto Moravia del 1960, che alla sua pubblicazione fu un autentico pugno allo stomaco per i tanti moralisti del "belpaese", Damiano Damiani ha tratto questo melodramma a tinte erotiche ambientato nella Roma decadente dei salotti patrizi e forte di un sontuoso cast internazionale, che annovera nomi come Bette Davis, Georges Wilson, Isa Miranda e Lea Padovani, oltre ai due giovani protagonisti Catherine Spaak e Horst Buchholz. Ma nonostante questo e l'inevitabile enfasi mediatica di uno scandalo annunciato che ne accompagnò l'uscita, il film si dimostra fiacco e deludente, con evidenti problemi di scrittura e di recitazione. Troppo episodico nella narrazione frammentata, lento in alcuni passaggi, con la famosa diva americana Bette Davis chiaramente spaesata ed il tedesco Horst Buchholz alquanto scialbo nel ruolo cruciale di Dino. Ma quello che principalmente latita è lo spirito mordace e trasgressivo del libro di Moravia, che come sempre utilizza la tematica del sesso per suggerire una crisi esistenziale ben più profonda, oltre che una critica tagliente al perbenismo, al consumismo ed al vuoto morale di una borghesia inetta e pusillanime. Gli elementi migliori del film sono invece la colonna sonora di Luis Bacalov, la fotografia contrastata di Roberto Gerardi e la magnetica interpretazione della Spaak, che proprio con questo film consolidò il suo status di icona sexy degli anni '60, diventando il simbolo di un erotismo glamour e conturbante che la rese popolarissima nel nostro paese. La memorabile sequenza in cui Dino ricopre di banconote il corpo nudo di Cecilia è entrata a pieno diritto nell'immaginario collettivo del tempo, diventando immediatamente un manifesto della sensualità cinematografica. Lo scrittore Leonida Repaci fa un piccolo ruolo nel film nei panni del maturo pittore Balestrieri, amante di Cecilia.
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