La giovane Rossella si è appena diplomata ed è stanca della sua vita passiva in famiglia, con i giorni che trascorrono noiosi guardando la televisione e sperando nel matrimonio. Decisa ad affrancarsi e imboccare una propria strada, si mette alla ricerca di un lavoro, ma trova soltanto porte in faccia, ipocrisia inconcludente o subdoli approfittatori che le fanno promesse in cambio di favori sessuali. Schifata dalla società che la circonda lascia la casa paterna e si mette insieme a Giuliano, idealista malinconico deluso dalla vita, che fa aumentare ancora il suo disagio. Dopo molte peripezie i due ragazzi progettano un suicidio di protesta, per lanciare un messaggio forte ad un paese indifferente. Affilata commedia drammatica di Luciano Salce, scritta dallo stesso regista insieme a Luciano Vincenzoni, che ci offre un amarissimo ritratto sociale degli anni del boom economico, mettendosi dalla prospettiva dei numerosi giovani onesti, indipendenti, sognatori, di buoni principi, non avvezzi a compromessi o scorciatoie, desiderosi di emanciparsi con le proprie forze senza inseguire le diffuse mode dei soldi facili o della bella vita a danno del prossimo. I modi sono quelli della commedia, ma i toni sono drammatici, caustici, di indignata denuncia contro i tanti malcostumi dell'italiano medio, unanimemente tollerati con pavida rassegnazione, con connivente complicità o con pusillanime giustificazione. Rossella e Giuliano sono due anime perse in un mondo avido, ingiusto e insensibile, il lato oscuro della così detta società del benessere tanto decantata dagli slogan dei politici e dei media. La disamina critica del regista è impietosa ma non rancorosa, amareggiata ma non arrendevole, non esente da qualunquismo ma anche lucida nel fornire una fotografia realisticamente problematica di aspetti sociali spesso sottaciuti. E attraverso l'introduzione di tematiche quali il male di vivere, l'alienazione dei giovani del proletariato, l'omosessualità e l'incomprensione con il mondo degli adulti che hanno vissuto la guerra e, quindi, problemi "più seri", Salce amplia notevolmente il senso del suo discorso dimostrandosi anche buon "profeta" preveggente per gli anni a venire. Sono notevoli il beffardo titolo in antifrasi ed il finale grottesco, che vira nell'acre farsa surreale, per poi sfumare in una delicata sequenza poetica. Bravi i due protagonisti, Donatella Turri ed il cantante Luigi Tenco, in un ruolo che gli calza a pennello. Ugo Tognazzi, Milena Vukotic e lo stesso regista fanno un piccolo cameo. La colonna sonora è di Ennio Morricone, con l'aggiunta di una bella canzone di Fabrizio De André ("La ballata dell'eroe").
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