Nel 1962 il giornalista d'assalto Gualtiero Jacopetti (già conosciuto nel suo ambiente per lo stile spregiudicato e provocatorio, da molti bollato come "scandaloso") ed i giovani registi in erba Franco Prosperi e Paolo Cavara si unirono per scrivere e dirigere quello che viene unanimemente definito il padre dei così detti "shockumentary", poi battezzati come "mondo movies", proprio in onore di questo film controverso, discutibile, concettualmente disonesto, ma storicamente importante come fondatore di un genere e di un autentico fenomeno di massa che ebbe grande successo commerciale a livello mondiale per tutti gli anni '60 e '70, assumendo derive via via più morbose, orripilanti e di pessimo gusto, fino a pervenire alla truce pornografia di infima lega della violenza, del raccapriccio e del voyeurismo malsano. L'idea di base dei tre baldanzosi autori era quella di proporre una serie di immagini e di contenuti forti, stravaganti, crudeli, osceni, impressionanti o "semplicemente" inconsueti, da loro raccolti in giro per il mondo e "fedelmente" documentati senza filtri. Una sorta di documentario proibito strutturato come un collage di cose che solitamente vengono tenute nascoste o che sfuggono alla conoscenza (e alla comprensione) degli spettatori europei. A tutto questo si aggiungeva il commento di un narratore (in questo caso Stefano Sibaldi) sospeso tra il cinico, l'ironico e lo xenofobo ed una colonna sonora straniante e spesso dissonante rispetto alla crudezza di ciò che veniva mostrato. Queste singolari scelte stilistiche divennero il marchio di fabbrica di Jacopetti e Prosperi, che dopo il clamoroso successo internazionale di questa loro opera prima ne realizzarono 4 seguiti ufficiali, ma sarebbe più corretto dire dei "mondo movies" in generale, che proliferarono spudoratamente senza ritegno per circa 20 anni a seguire, per regalare all'occhio morboso del pubblico sempre più sangue, più sesso, più orrori e più atrocità. Si è scritto e detto tanto (probabilmente tutto), talvolta a sproposito ma spesso a ragione, sul truculento (e per molti triste) fenomeno dei "mondo movies", creato da italiani e poi immediatamente esportato ad ogni latitudine con un tale successo al botteghino da scatenare infervorati dibattiti da parte di critici, intellettuali, moralisti, censori e benpensanti. Se è sempre giusto interrogarsi sul significato storico, etico e di costume che sta alla base di un "fenomeno", qualunque esso sia, bisogna altresì sottolineare come la tanto enfatizzata pretesa di "realismo" di tutte le pellicole "mondo" fosse in realtà un falso, un fake clamoroso e sleale perchè molte delle sequenze shock che venivano furbescamente pubblicizzate prima dell'uscita in sala erano dei trucchi, in diversi casi di sapiente realizzazione e di terrificante effetto. Erano invece purtroppo vere tutte le scene di violenza sugli animali (molte delle quali davvero insostenibili), così come quelle riguardanti la sessualità, le perversioni e le particolari usanze tribali di popoli esotici appartenenti a culture lontanissime da quella occidentale. Alla luce della sensibilità moderna rispetto a certe tematiche è davvero arduo riuscire a capire come, all'epoca, si potessero realizzare pellicole di questo tipo senza particolari problemi; pellicole che, nonostante gli strali della censura ufficiale sempre pedante, riempivano le sale e diventavano insano oggetto di curiosità per una vasta fascia del pubblico medio. Il fascino del proibito è un attrattore potente al quale è difficile sottrarsi, ed il trio Jacopetti-Cavara-Prosperi lo comprese con immediata scaltrezza e lucida preveggenza. Recensire e valutare con un giudizio numerico un'opera di questo tipo può essere impresa non facile, perchè, se la stragrande maggioranza dei "mondo movies" nati dopo Mondo cane sono autentica "spazzatura", bieca exploitation sadica da serie Z, questa prima fortunatissima istanza fa in molti casi eccezione, e non solo per il suo valore storico di creatore di un genere. Al netto dei momenti più rozzi e scioccanti, il film è realizzato con perizia, è animato da un'idea trasgressiva forte che si rivelerà vincente dal punto di vista commerciale e si avvale di un reparto tecnico di prim'ordine, specialmente per quanto concerne la colonna sonora. Non a caso il film fu ammesso a partecipare in concorso al Festival di Cannes, ricevette il David di Donatello come miglior produzione dell'anno (alla Cineriz di Angelo Rizzoli) ed ottenne persino una candidatura agli Oscar per il miglior tema musicale, la celeberrima e bellissima "More" composta da Riz Ortolani e Nino Oliviero. Nata inizialmente in versione strumentale, venne poi arricchita di un testo e convertita in canzone, diventando un successo planetario con una lunga serie di cover e di reinterpretazioni, la più famosa delle quali è quella di Frank Sinatra (su arrangiamento di Quincy Jones) che ne fece per molti anni uno dei suoi cavalli di battaglia. E chiudiamo con una curiosità che va riportata ad onore di verità storica: in realtà il primo capostipite della filmografia "mondo" è stato Europa di Notte (1959) di Alessandro Blasetti, che contiene già tutte le caratteristiche seminali del genere, ma si sofferma unicamente su contenuti sessuali "scandalosi", senza mai indugiare su sequenze di sangue e violenza.
La frase: "Tutte le scene che vedrete in questo film sono vere e sempre riprese dal vero. Se spesso saranno scene amare è perché molte cose sono amare su questa terra. D'altronde il dovere del cronista non è quello di addolcire la verità ma di riferirla obbiettivamente."
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