mercoledì 28 giugno 2023

La banda Casaroli (1962) di Florestano Vancini

Nella Bologna degli anni '50 tre giovanotti di malaffare, Paolo Casaroli, Corrado Minguzzi e Gabriele Ingenis, si conoscono in un Luna Park, iniziano a frequentarsi e decidono di mettere in piedi una banda dedita a furti e rapine di cui Paolo, violento esaltato con idee di estrema destra, è la mente. Dopo una serie di "colpi" messi a segno tra l'Emilia-Romagna e la Lombardia, con l'aiuto di altri membri occasionali che si aggiungono al gruppo iniziale, ci scappa il morto e per i tre banditi è l'inizio di una lunga fuga che farà scorrere ancora altro sangue. Questo cupo crime movie di grande impatto, egregiamente diretto da Florestano Vancini e da lui anche scritto insieme al giornalista Federico Zardi, è un perfetto esempio di cinema impegnato che fonde abilmente la denuncia civile alla lucida rivisitazione di un tragico fatto di cronaca di cui si parlò a lungo per tutta la prima metà degli anni '50. Pur romanzando diverse situazioni per esigenze cinematografiche, Vancini si mantiene sostanzialmente fedele all'essenza degli eventi, raccontando le sanguinose "imprese" dalla "banda Casaroli" (questo è il nome con cui fu immediatamente battezzata dall'opinione pubblica all'epoca dei fatti) dal punto di vista dei suoi tre membri principali, ma senza mai dimenticare la dovuta indignazione ed il sentito rispetto per le vere vittime cadute sotto i colpi dei malfattori. Nella sua saggia miscela di fiction e realismo biografico, il film è duro, asciutto e grintoso, con una grande gestione del ritmo e del patos ed una impeccabile ricostruzione degli ambienti, ma soprattutto dello spirito di quei tempi: un'Italia appena uscita dalla catastrofe bellica e ancora traumatizzata, confusa, piena di contrasti, di contraddizioni e di ferite troppo dolorose per potersi rimarginare in fretta. E il Casaroli della pellicola, magistralmente interpretato da un tormentato Renato Salvatori, incarna esattamente quel senso di sbandamento che attanagliò molti giovani di quell'immediato dopo guerra: cresciuti senza storia, senza padri, senza prospettive e con una rabbia interiore votata all'autodistruzione. Il cast è completato da Jean-Claude Brialy e Tomas Milian, che si danno un gran da fare ma stentano a stare al passo del mattatore Salvatori. Alla sua uscita l'opera non fu compresa, anzi ricevette molte critiche per il suo essere troppo "americana" e per avere spettacolarizzato le malefatte dei banditi. E' un problema atavico che da sempre accompagna il genere crime nel nostro paese, specialmente se ispirato ad eventi reali, e di cui, probabilmente, non ci libereremo mai: il timore di assistere ad un'agiografia dei cattivi finisce spesso per confondere le idee, scambiando la denuncia di un fatto con la sua esaltazione. La banda Casaroli è il miglior film dell'autore, il suo risultato più solido, concreto e convincente, in cui Vancini, tra le altre cose, sfoggia anche una inaspettata abilità nel girare le sequenze d'azione. Memorabile l'intero segmento finale, sia per la sua teatralità tragica sia per il suo perfido tocco beffardo, che è perfettamente in linea con la personalità del villain protagonista, da lui stesso costantemente esibita nelle interviste e nei processi.

Voto:
voto: 4/5

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