mercoledì 25 febbraio 2015

Barton Fink - È successo a Hollywood (Barton Fink, 1991) di Ethan Coen, Joel Coen

Negli anni ’40 Barton Fink, giovane saccente commediografo ebreo, sbarca a Hollywood per scrivere una sceneggiatura commissionata da un produttore. Alloggiato in un fatiscente albergo che trasuda degrado, fa amicizia con il bonario Charlie, agente assicurativo e vicino di camera. Colto da crisi d’ispirazione ed incapace di procedere nel lavoro, Barton chiede aiuto al vecchio sceneggiatore William Preston Mayhew, ma questi, ormai alcolizzato cronico, gli manda la sua segretaria Audrey, che da tempo scrive al suo posto. Dopo una focosa notte d’amore con lei, Barton avrà una brutta sorpresa al suo risveglio. Straordinario dramma evocativo dei Coen, stilisticamente raffinato, dalle suggestive atmosfere rarefatte e dall’evidente impostazione antirealistica, in cui le verosimiglianze storico ambientali lasciano il posto ad un ipnotico surrealismo onirico, ermetico ed ambiguo, che intende suggerire una valutazione grottesca, più che raccontare una storia classica. Il personaggio di Barton, presuntuoso, occhialuto e spiritato, è un evidente proiezione fantastica dei geniali registi del Minnesota, un alter ego simbolico necessario ad attuare una corrosiva critica al sistema hollywoodiano, che compra geni per creare le storie che daranno linfa alla “fabbrica dei sogni”, per poi distruggerli nel vizio. In questa immersione del protagonista in un universo sospeso, emblematico, denso di suggestioni mefistofeliche, ci vengono presentati numerosi temi: il rapporto tra arte e vita, l’impossibilità del realismo in un processo creativo, la caducità del successo, la solitudine dolorosa dell’artista, il transfert emotivo tra persona e personaggio, la banalità sinuosa del male nella forma che non ti aspetti, l’estasi creativa che diventa illusione suprema e, quindi, fuga dalla realtà. Con la consueta mirabile capacità di rileggere i generi, contaminandoli e piegandoli alle proprie esigenze, gli autori ci regalano il loro film più astratto e ostico, denso delle immancabili citazioni colte (quella a Mezzogiorno di fuoco è strepitosa) e con numerose sequenze magistrali, come quella della zanzara, il rito del bere nella camera d’albergo o il dialogo con Charlie sulla necessità di provarci. Questo importante film d’autore ha un record: è l’unico ad aver vinto ben tre premi al Festival di Cannes: la Palma d’Oro, il Premio alla Regia e quello alla miglior interpretazione maschile per lo straordinario John Turturro. Tra gli altri elementi del cast ricordiamo un eccellente John Goodman e Steve Buscemi, in un piccolo ma incisivo ruolo.

Voto:
voto: 4/5

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