martedì 17 febbraio 2015

Mediterraneo (Mediterraneo, 1991) di Gabriele Salvatores

Durante la seconda guerra mondiale otto soldati italiani vengono inviati sull’isola greca di Syrna, nel mare Egeo, per presidiarla. Abbandonata dai tedeschi l’isola appare deserta e, in questo remoto angolo di paradiso, gli uomini potranno dare sfogo alle loro pittoresche personalità, dimenticandosi di quella guerra per la quale non sono mai stati tagliati. In questo gruppo eterogeneo di teneri sognatori sprovveduti, che s’integrerà perfettamente con gli sparuti locali, tra cui la bella Vassilissa, spiccano il tenente Montini, appassionato di poesia omerica, ed il sergente Lo Russo, spaccone e maldestro, che sotto la scorza militarista nasconde un’anima fragile. Dopo quasi tre anni di idilliaco isolamento, i soldati saranno casualmente informati della caduta di Mussolini e del nuovo alleato angloamericano. Costretti a tornare a casa, e quindi alla realtà, lasceranno la “loro” isola incantata a malincuore. Garbata commedia utopistica, con ambizioni di parabola generazionale, che chiude la così detta “trilogia della fuga” di Salvatores dopo Marrakech Express e Turné. Il suo punto di forza è nel surreale intimismo che celebra l’idea di un luogo interiore agli antipodi rispetto al castrante realismo incombente, un luogo in cui il sogno prevale sulla realtà, in cui si può vivere di se stessi nell’incanto di una natura abbacinante. Come apologo sull’amicizia virile la pellicola, nel suo oscillare tra patetico e cialtronesco, è spesso zoppicante, e dà fondo a tutti quegli stereotipi negativi sugli italiani che, probabilmente, ne spiegano il motivo del successo internazionale. Più apprezzato all’estero che in Italia è un’elegia sognante sulla libertà e sulla vita “semplice”, troppo disimpegnata per risultare appagante e troppo pavida per coinvolgere realmente. Malinconico e sospeso, è, fondamentalmente, un film irrisolto, un bilancio generazionale in perdita troppo lezioso per ergersi al di là della splendida cornice. Fu generosamente premiato con l’Oscar al miglior film straniero, costituendo uno dei casi di maggiore sopravvalutazione in assoluto da parte dell’Academy. Nel cast spicca il serafico Diego Abatantuono, a suo agio nel ruolo del simpatico sbruffone.

Voto:
voto: 3/5

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