Un
uomo viaggia in auto da solo, nella notte, diretto verso Londra. Attraverso una
lunga serie di telefonate ci verrà svelata la sua vita e si deciderà il suo
futuro. L’uomo è Ivan Locke, capo cantiere presso un’importante ditta di
costruzioni, solido e affidabile come il cemento di cui si occupa, da anni, con
assoluta maestria. Felicemente sposato con prole, alla vigilia del progetto
lavorativo più importante della sua carriera, è costretto ad un viaggio
imprevisto per assistere una donna, con la quale ha avuto una fugace relazione
occasionale di una sola notte, che sta per mettere al mondo un figlio suo.
Durante il lungo viaggio parla al telefono con sua moglie, confessando la sua
colpa, con l’amante in preda al panico, per rassicurarla, e con i suoi colleghi
e datori di lavoro, disperati per la sua assenza in vista dell’importante
colata di cemento da dirigere al mattino successivo. Coraggioso ed originale
dramma “on the road” di Steven Knight, ambientato tutto in una notte,
nell’abitacolo di un’automobile e con un solo protagonista, costantemente in
scena e perennemente in primo piano, l’eccellente Tom Hardy, che cerca di
ricomporre i pezzi della sua vita attraverso un flusso continuo di viva voce
telefonici, che fungono da narratore fuori campo. Scritto egregiamente e
recitato con intensa partecipazione emotiva dal protagonista, è un film teso,
fluido e scattante, un film in movimento che avvince con la forza dei dialoghi,
con le espressioni di Hardy, mettendo in scena la tragicommedia della vita con
rigorosa lucidità, senza eccessi ma con la giusta compostezza dei toni.
Nonostante la messa in scena minimale, l’opera è sontuosa dal punto di vista
estetico, estremamente curata nei dettagli tecnici, con una fotografia allucinata
ed un complesso sistema di telecamere multiple, interne ed esterne
all’abitacolo dell’auto, che garantiscono la totale immersione nel viaggio
emotivo del protagonista, con un forte patos oppressivo garantito dagli
invadenti apparati tecnologici di largo consumo, che oggi garantiscono una
costante presenza “on-line”, aumentando enormemente la pressione sulla psiche
umana. Questa ardita scommessa in “real-time”, voluta del regista, risulta
vinta ed è la riprova che è ancora possibile fare un cinema interessante e
nuovo, con una buona idea ed una solida sceneggiatura, senza ricorrere ad
effetti speciali, mirabilie visive e budget stratosferici. E’ notevole il
parallelo allegorico tra la vita professionale e quella sentimentale di Locke,
un uomo votato alla solidità, essendo esperto di cementificazione, che vede
crollare la sua esistenza in una sola notte, a causa di un’unica debolezza
sessuale. La situazione diventa una beffarda metafora dello status dell’uomo
moderno, costretto a ritmi produttivi forsennati, a “prestazioni” umane e
familiari sempre di alto profilo, ad uno stress psicofisico costante, ma a cui
basta un singolo errore per veder crollare tutto il castello di credibilità
faticosamente edificato. Questa riuscita parabola sul senso di responsabilità,
traccia, in definitiva, un’agiografia morale del protagonista, per la sua
capacità “eroica” di fare la scelta giusta, prendendosi sulle spalle il peso
dei suoi sbagli, evitando le facili scorciatoie e decidendo di rischiare tutta
la sua vita in una singola mano. Un atteggiamento, purtroppo, non molto
probabile ma che apre una prospettiva di speranza, una luce incoraggiante sotto
la patina cupa dell’opera, senza sermoni o moralismi di sorta ma con la scarna
semplicità del gesto, per dirci che, spesso, il destino dell’uomo è una
questione di scelte.
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