giovedì 12 febbraio 2015

L'onore dei Prizzi (Prizzi's Honor, 1985) di John Huston

Charley Partanna è un killer della mafia, legato alla famiglia Prizzi e figlioccio del boss, che vorrebbe fargli sposare la nipote Maerose. Ma l’irrequieto Charley, durante un matrimonio di “famiglia”, s’invaghisce della sexy Irene, bionda misteriosa, e la sposa, causando il malcontento del capofamiglia. Ma, ben presto, si scopre che la bella Irene non è affatto estranea al mondo criminale: anch’essa è, infatti, un killer a pagamento, il cui marito è stato una delle tante vittime di Charley. E mentre la donna ha ricevuto l’incarico di eliminare il nuovo marito, Charley sarà ingaggiato per il medesimo compito: assassinare la sua dolce metà. Mafia movie in forma di graffiante commedia nera, che oscilla tra comico e tragico esattamente come il suo protagonista appare sospeso tra cinismo e romanticismo. Volutamente fuori tempo rispetto ai classici del genere, ne dissacra i pittoreschi rituali con caustica ironia, pur risultando a volte ridondante, macchinoso, discontinuo, alternando eccessi di tono a momenti fulminanti, usurati stereotipi a battute irresistibili. Huston, da grande maestro di cinema, dirige con mano ferma e sguardo sornione, ma a volte esagera, per poi recuperare subito la bussola sotto il segno di un mordace sarcasmo. Sotto quest’ottica l’autore esplora, senza prendersi troppo sul serio, l’inquietante rapporto tra onore e violenza, appartenenza ad un clan e libertà individuale, questioni di “affari” e questioni sentimentali, finendo per tracciarne un bilancio amaro, nichilista, una sorta di iconoclastia del vecchio mito patriarcale, che è alla base dell’ideologia mafiosa. Ed è singolare, e profondamente sottile, che tutto questo provenga da un autore come Huston, che è sempre stato, per carisma, fisicità e stile registico, un patriarca “di fatto”. La pellicola ha avuto un buon successo, sebbene sia un po’ sopravvalutata e di certo non all’altezza delle opere migliori del grande regista americano. Ma il finale è un capolavoro di magistrale perfidia. Tra Jack Nicholson istrione e Kathleen Turner maliarda, svetta la brava Anjelica Huston, figlia del regista, premiata con l'Oscar come non protagonista, l’unico vinto su  8 nomination ricevute.

Voto:
voto: 4/5

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