sabato 14 febbraio 2015

Frost/Nixon - Il duello (Frost/Nixon, 2008) di Ron Howard

Tre anni dopo lo scandalo “Watergate”, che ne determinò la brusca fine della carriera politica, l’ex presidente americano Nixon accetta di farsi intervistare dal brillante giornalista britannico David Frost, in cambio di un lauto compenso. Frost, famoso nel mondo dell’intrattenimento leggero, intende sfondare in quello dell’opinione politica e si prepara all’evento come ad una sfida, mettendo in gioco tutta la sua dignità professionale. Il rapporto tra i due uomini non sarà semplice e prenderà la connotazione di un’autentica battaglia verbale ed ideologica attraverso tre interviste memorabili, di cui l’ultima in particolare entrerà nella storia della televisione americana. Ispirandosi alle reali interviste tra Nixon e Frost, che tennero il pubblico statunitense incollato al video, ed al dramma teatrale di Peter Morgan tratto da queste, Howard ha realizzato il suo film migliore, un biopic storico di classica misura, di grande eleganza formale, sontuoso nella ricostruzione dei “favolosi” anni ’70, scritto egregiamente e con un cast eccellente, in cui spiccano i due protagonisti Frank Langella, che dà vita ad un Nixon abile e sornione, un leone ferito ma non domo, di enorme carisma e presenza scenica, e Michael Sheen, che porta in scena un Frost dinamico e determinato, che vede nel dibattito con il grande politico americano l’occasione di riscatto di una vita e di una carriera. Con un formidabile montaggio, che dona alle magnifiche sequenze dell’intervista i tempi di un thriller, il regista riesce a generare il patos dalle parole, dai dialoghi serrati, dalle battute pungenti, sebbene l’esito finale della vicenda sia già noto allo spettatore. Con un’estrema attenzione ai personaggi, l’autore costruisce il film sulla minuziosa preparazione dell’evento da parte dei due contendenti, dando voce ai sentimenti di un paese indignato e smarrito dopo i drammatici avvenimenti (il Vietnam, lo scandalo “Watergate”, le dimissioni del presidente) che ne hanno segnato, per sempre, la coscienza nazionale. La scelta vincente è stata quella di portare l’intervista sul piano personale, raggiungendo l’apice dell’intensità emotiva nella telefonata notturna tra i due uomini, gestita con ammirevole equilibrio e senza cadute retoriche, che vale come una confessione ed un commiato da un’epoca storica densa di contraddizioni. Tra cronaca e finzione Howard tocca il vertice della sua maturità espressiva, coniugando abilmente rigore e spettacolo, denuncia politica ed enfasi drammatica, con un film denso e teso, dei personaggi affascinanti e ricchi di sfumature ed una messa in scena agile, che guarda all’essenza rinunciando all’orpello.

Voto:
voto: 4/5

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