mercoledì 25 febbraio 2015

Léon (Léon, 1994) di Luc Besson

Léon è un italiano emigrato a New York, uomo schivo, solitario, semianalfabeta, metodico e di pochissime parole. L’unica persona di cui si fida e con cui ha contatti è un vecchio boss della mafia italoamericana, che gestisce un ristorante a Little Italy e che gli procura “lavori” su commissione. Infatti Léon è un killer abilissimo e spietato, una sorta di leggenda vivente negli ambienti della mala, che non ha mai fallito un incarico affidatogli e non ha mai deluso il suo mentore. Ma la sua vita cambia quando la famiglia di sbandati che abita sul suo stesso pianerottolo viene sterminata da Stansfield, uno sbirro corrotto, psicopatico e violento, per questioni di droga. L’unica superstite della strage, l’adolescente Mathilda, trova rifugio, e salvezza, nell’appartamento di Léon che, dopo l’iniziale ritrosia, accetterà di prenderla con sé, insegnandole la sua “arte” di assassino professionista. Tra l’uomo e la ragazzina si instaurerà un rapporto strano, tenero e paradossale, fino a quando il diabolico Stansfield non ricomparirà nelle loro vite. Thriller adrenalinico, esagitato ed eccessivo, denso di violenza esasperata, azione frenetica, esagerazioni “all’americana”, ma anche di momenti cult che gli hanno fruttato una lunga schiera di estimatori. Fedele al cinema del suo autore, nero, inverosimile e spettacolare, ha il suo punto di forza nei tre personaggi principali (Léon, Mathilda e Stansfield), tutti straordinari e, a loro modo, indimenticabili. Vorticoso ed ammaliante, impetuoso e irriverente, garantisce un gradevole intrattenimento action da serata “popcorn”, ma sa anche toccare il cuore del pubblico nei momenti di tenerezza, garantiti dal surreale rapporto tra il killer burbero ed introverso e la ragazzina sveglia e già disincantata, che, platonicamente, se ne innamora e lo idealizza, eleggendolo ad eroe personale, il padre che non ha mai avuto. Besson, manierista un po’ snob che fa dell’iperbole narrativa e della patina formale le sue cifre stilistiche predominanti, ci regala, nel suo primo film americano, un allucinato fumetto drammatico che vira nella favola nera, riscuotendo un buon successo di pubblico. Nel cast svettano i protagonisti: Jean Reno, Gary Oldman e l’esordiente “lolita” Natalie Portman, già conturbante nell’aspetto e nei modi.

Voto:
voto: 3,5/5

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