Jerry
Lundegaard, inetto venditore d’automobili, oberato dai debiti e succube del
suocero, ricco e arrogante, decide di far rapire la moglie da due sbandati
pronti a tutto, Carl e Gaear, per estorcere un ricco riscatto al padre di lei e
spartirsi il bottino. Ma qualcosa va storto e i due esecutori, violenti quanto
maldestri, trasformano il sequestro in una carneficina, innescando una lunga
spirale di sangue dove ogni delitto è “necessario” per coprire quello
precedente. Ma la loro pista viene presto fiutata dallo sceriffo locale, Marge
Gunderson, affabile e tenace, che, malgrado la gravidanza avanzata, non
concederà tregua alla banda di assassini. Graffiante commedia nera dei Coen,
sotto le spoglie di un thriller “nevoso”, caratterizzata da un’ironia feroce,
situazioni grottesche, personaggi paradossali nella loro congenita incapacità,
allo scopo di creare un fertile straniamento tra la tragicità degli eventi e la
stravaganza delle circostanze. Lo scopo dei geniali fratelli del Minnesota è
quello di spiazzare lo spettatore, in un diabolico meccanismo tragicomico,
perfetto nella sua escalation verso il caos, per indurre un’amara riflessione
sulla ferocia della natura umana, sulla stupida banalità del male e sulla
rapacità che spesso nasce in situazioni normali, tranquillizzanti, come
un’anonima cittadina della provincia americana coperta dalla neve, provocando
un effetto domino distruttivo ed irreversibile. La punta dell’iceberg
dell’umorismo macabro dei Coen è costituita dal personaggio di Marge,
egregiamente interpretata da Frances McDormand, premiata con l’Oscar per
l’occasione, una donna che non sembra particolarmente intelligente, né dotata
di abilità investigative fuori dal comune, ma che riesce, in virtù dell’estrema
dabbenaggine dei delinquenti da strapazzo, a sventare il piano criminale in
maniera quasi naturale, per poi tornare alla sua tranquilla ed ordinaria vita.
L’umanità discreta del personaggio di Marge, nella sua commistione tra risoluta
determinazione e tenero impaccio, ha fatto breccia nel cuore di pubblico e
critica, facendo piovere sull’attrice una pioggia di premi e di consensi. E’ un
film paradigmatico del cinema dei Coen, glaciale nella messa in scena, che si
compiace di esibire il contrasto del sangue rosso sulla neve bianca, asettico
nell’esplicitazione del male insito nella natura umana, mitigandolo, però,
sotto la distorsione beffarda della lente dell’ironia, l’arma suprema degli
autori per sezionare quest’universo di bassezza morale. I Coen proseguono la
loro opera di ardita rivisitazione dei generi, in questo caso un noir
“provinciale” contaminato dalla commedia grottesca, facendo convergere ridicolo
e tragico in un punto di non ritorno, una dimensione surreale che esplora la
frattura tra credibile e incredibile, cronaca e finzione, paradosso e
consuetudine. Per molti questo è il loro miglior film, di sicuro è uno dei più
singolari e beffardi, premiato con il premio alla regia al Festival di Cannes
1996 e con due Oscar: sceneggiatura originale (ai due registi) e Frances
McDormand, moglie di Joel, attrice protagonista.
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