domenica 1 febbraio 2015

La rabbia giovane (Badlands, 1973) di Terrence Malick

South Dakota, 1959: Holly, minorenne, s’invaghisce di Kit, ribelle, violento e poco raccomandabile. Il padre di lei si oppone con veemenza alla relazione, ma finisce ucciso dal giovane scapestrato. I due amanti inizieranno una fuga dal mondo che li condanna e li insegue, rifugiandosi nella natura selvaggia, ma lasceranno una lunga scia di sangue sulla loro strada. Mirabile esordio del Maestro Terrence Malick con quest’opera seminale, lucida, disincantata, a tratti inquietante, che rinnega cinicamente l’utopia del sogno americano sull’altare del vuoto esistenziale di una generazione sbandata, che ha smarrito l’innocenza e ricerca la purezza nella violenza. Film di culto degli anni ’70, contiene già tutti gli stilemi che poi saranno i marchi di fabbrica dell’autore: la voce fuori campo, la solitudine dei personaggi, la natura sconfinata, la ricerca di una simbologia astratta che attua una sospensione ideologica tra le immagini e gli eventi narrati. La disamina analitica della psicologia dei due protagonisti, operata dal regista, è feroce e si eleva in una lucida critica sociale verso quella sottocultura, figlia diretta di vane chimere nazionalistiche, che ha generato la deriva morale delle nuove generazioni. Intriso di romanticismo maledetto e di naturalismo primitivo, questo selvaggio “on the road” di Malick guarda al furore violento dei “B movies” di Joseph H. Lewis, in particolare quelli di gangsters, rinnovandoli con uno stile nuovo, un linguaggio spiazzante, di rottura, rivolto a quell’avanguardia espressiva di matrice europea. Con un tono glaciale, antiretorico, scevro di ogni forma di spettacolarità, l’autore ci presenta un’umanità debole, smarrita, disfunzionale, per cui la maestosa bellezza di una natura impassibile, per nulla accogliente ma impervia e crudele, diventa lo specchio beffardo del proprio inevitabile fallimento. Fin dalla sua opera prima il regista texano si è posto come autore originale, ricercato, contro corrente, latore di un’idea di cinema radicale, potente, isolato, filosofico, totalmente alieno alle logiche commerciali hollywoodiane. Questo affascinante ed amaro Badlands contiene già la solitudine meditativa e l’ontologia astratta delle sue opere più mature, saldamente orbitanti intorno all’uomo, visto come entità perennemente “in itinere”, ed il suo rapporto simbiotico con la natura. Il titolo italiano, molto più semplicistico ed effettistico, non rende piena giustizia al senso di quello originale. Nel cast spiccano i due protagonisti: l’intensa Sissy Spacek e il duro Martin Sheen, la cui performance è un dichiarato omaggio a James Dean, icona sempiterna del maledettismo giovanile. Questo piccolo grande film, che ha svelato al mondo il talento di Malick, ha profondamente influenzato tanto cinema “on the road” successivo, da Sugarland Express di Steven Spielberg a Cuore Selvaggio di David Lynch, da Thelma & Louise di Ridley Scott a Natural Born Killers di Oliver Stone. Crudo e maestoso, categorico e sconcertante: le radici di un genio.

Voto:
voto: 4,5/5

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