giovedì 12 febbraio 2015

I dieci comandamenti (The Ten Commandments, 1956) di Cecil B. DeMille

Il piccolo ebreo Mosè viene abbandonato dalla madre, che lo nasconde in una cesta, affidandolo alle acque del Nilo, per salvarlo dalla strage dei primogeniti ordinata dal crudele faraone egiziano. Viene ritrovato da Bithia, sorella del faraone, che, essendo sterile, lo prende con sé e lo alleva amorevolmente, facendolo crescere forte e vigoroso negli agi del palazzo reale. Diventato uomo, Mosè si distingue per le sue doti fisiche, militari e morali ed entra nelle grazie del sovrano che è indeciso sulla scelta del suo successore, tra lui e l’avido principe Ramesse. Ma quando il trovatello scopre le sue origini ebraiche, rinnega l’Egitto e si schiera con il suo popolo, ridotto in schiavitù da 300 anni e costretto a subire disumani soprusi dalle guardie reali. Sarà bandito e costretto all’esilio, ma, forte di una fede granitica e con l’aiuto del Dio dei suoi padri, Mosè inizierà la sua azione per spezzare le catene degli oppressori e liberare la sua gente, guidandoli verso la terra promessa. Dopo le terribili dieci piaghe, scatenate dalla collera divina sull’Egitto, Ramesse si convince a lasciar andare gli ebrei, dando il via al più grande esodo del mondo antico. Ma, pentitosi e ferito nell’orgoglio, cambia idea e si mette alla guida del suo esercito per inseguirli e sterminarli tutti. La resa dei conti avverrà sulle sponde del Mar Rosso, dove la potenza di Dio si rivelerà in tutta la sua magnificenza. Il vecchio Mosè riceverà poi, sul monte Sinai, le tavole della legge, con i comandamenti voluti da Dio per il popolo eletto, e guiderà gli ebrei, per quasi 40 anni, nel deserto sterminato. Stanco ma sempre solido nella sue fede, morirà in vista dell’agognata meta, la terra promessa, che segnerà l’inizio di un nuovo corso nella storia. Celeberrimo kolossal biblico diretto da De Mille all’insegna del gigantismo sfrenato, in accordo alla sua visione che ricerca calligraficamente il grandioso attraverso l’artificio visivo, per indurre il senso di meraviglia nello spettatore. Epico, spettacolare, prolisso, didascalico e ridondante, ma assolutamente stupefacente negli effetti visivi (la scena del Mar Rosso che si apre è una delle più memorabili della storia del cinema), imponente nella ricostruzione scenografica, generoso nella ricchezza figurativa e colossale nelle scene di massa, è uno dei simboli grandiosi della vecchia Hollywood, da vedere almeno una volta nella vita. De Mille lo aveva già diretto nel 1923, ma, non pago del risultato, ne ha preteso un remake in pompa magna, di quasi 4 ore di durata ed all’insegna dell’opulenza visiva, consegnandoci questo kolossal sontuoso, monocorde e un po’ ingombrante, totalmente dedito al senso dello spettacolo a discapito degli aspetti storici e teologici. Ma lo spettacolo, hollywoodiano, è assolutamente garantito. Nel cast svettano i due protagonisti e antagonisti: l’affidabile Charlton Heston, nel ruolo del patriarca ebraico, ed il magnetico Yul Brynner, in quello di Ramesse. Su sette candidature agli Oscar vinse solo quello per gli effetti speciali. Ridley Scott ne ha fatto un inutile e scadente remake, Exodus - Dei e re, nel 2014.

Voto:
voto: 4/5

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