Hiroshima, 14 anni dopo la bomba: in una
città in rapida ascesa economica, lanciata verso il consumismo, un’attrice
francese ed un architetto giapponese si conoscono e si amano in una passionale
notte d’amore. Entrambi sono sposati e devono tornare alle loro vite, ma, prima
di lasciarsi, iniziano a rievocare l’orrore della tragedia nucleare, da loro non
direttamente vissuta, partendo dai drammatici racconti che hanno ascoltato. Tra
i due amanti si insinua l’incubo recente di quel giorno d’estate, in cui la
follia della guerra spazzò via, in un lampo, oltre duecentomila vite, cambiando
il mondo per sempre. Alla vigilia della partenza della donna per la Francia, altri ricordi
affioreranno dalla mente di lei, come quello di un fugace amore tedesco di
guerra, caduto anch’esso nell’oblio del tempo. Lungometraggio d’esordio di Resnais,
dopo il documentario sulla Shoah Notte e
nebbia, con questo capolavoro assoluto che anticipa la Nouvelle
Vague, costituendone, secondo la maggioranza dei critici,
il più autorevole fondatore, per approccio stilistico, innovazione formale e
dirompenza narrativa. Partendo dall’ottimo soggetto di Marguerite Duras,
l’autore ha tratto un film ipnotico, sospeso, indistinto, di straordinario
fascino simbolico, che, attraverso un uso espressivo ed originale del
flashback, ci immerge in un caleidoscopio di suggestioni, tra passato e
presente, storia e memoria, amore e vita, immagini e suoni. Rinnegando i
tradizionali principi della narrazione lineare, la pellicola adotta una
magnetica destrutturazione del racconto in ellissi transitorie, che consente di
annullare le barriere fisiche dello spazio e del tempo in favore di una forte astrazione
onirica, grazie alla quale la memoria diviene il motore dell’azione ed i
ricordi il flusso espositivo, generando così lo “strappo” tra il dovere (storico)
di ricordare e la necessità (esistenziale) di dimenticare. La sovrapposizione
dei ricordi nella mente della donna (i due amanti, quello giapponese del
presente e quello tedesco del passato, e le due città Hiroshima e Nevers)
risponde ai nuovi modelli culturali derivati dall’avvento della psicanalisi e
dall’opera di autori letterari come James Joyce, che hanno profondamente
influenzato il rinnovamento del linguaggio cinematografico europeo avvenuto
negli anni ’60 grazie a registi come Resnais, Godard, Antonioni, Fellini. Il
collage di immagini rievocate, la mestizia delle decadenti case francesi e
l’avveniristica freddezza al neon della metropoli nipponica, dà luogo ad uno
spettacolo di finissima suggestione, che disgrega le normali coordinate
percettive in un limbo di straniante rarefazione. Resnais, non a caso
battezzato “regista della memoria”, mescola abilmente sentimenti, emozioni,
rimpianti con terribili immagini di guerra, come quelle, documentaristiche,
immediatamente successive all’olocausto nucleare di Hiroshima, con le
carrellate sui corpi “svaniti”, ombre nell’ombra della memoria, sulle case
distrutte, sugli ospedali presi d’assalto, sugli sguardi disperati dei
superstiti, per poi fondersi con i corpi nudi dei due amanti, distesi sul
letto, l’uno di fronte all’altro, come nell’evocativa sequenza iniziale. Nel
virtuoso gioco di dissolvenze e di incroci emerge, titanica, Hiroshima,
protagonista assoluta dell’opera, metafora tragica di innocenza perduta, di
orrore indicibile e di riscatto vitale, un monumento eterno all’umana barbarie,
il cui senso supremo deve essere quello di non dimenticare, perché non accada
di nuovo. Nel cast spicca la bravissima Emmanuelle Riva, figura intensa e
struggente, che incarna il senso di bellezza, di vacuità e di nostalgia che
sono alla base di questa memorabile pellicola francese.
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