Nella
Terra di Mezzo l’oscuro signore Sauron cerca di sottomettere le diverse razze
(uomini, elfi, nani) tramite anelli magici a loro volta controllati dall’Unico
Anello, un manufatto potentissimo, devoto al Male ed al suo creatore, che ha il
potere di rendere invisibili e di soggiogare la mente di colui che lo possiede
troppo a lungo. Dopo lunghe cruente battaglie Sauron sembra sconfitto
dall’esercito dell’alleanza e l’anello malefico perduto, ma la creatura
sotterranea chiamata Gollum lo ritrova sul letto di un fiume e ne diventa
schiavo. Sarà il mite hobbit Bilbo Baggins a sottrarre l’anello a Gollum, per
poi passarlo, molti anni dopo, a suo nipote Frodo. Ma il male, Sauron, si è
risvegliato e sguinzaglia le sue diaboliche creature per recuperare l’anello
magico, mediante il quale ritrovare l’antico potere. Una compagnia composta da
uno stregone, Gandalf, due uomini, Aragorn e Boromir, un elfo, Legolas, un
nano, Gimli, e quattro piccoli hobbit, Frodo, Sam, Merry e Pipino, parte per
una missione segreta e pericolosa: intrufolarsi di nascosto nel regno di
Sauron, Mordor, per gettare il diabolico anello nel fuoco del vulcano dove
venne forgiato, l’unico modo per distruggerlo per sempre ed annientare il male.
Colossale adattamento, in tre parti, del più famoso romanzo fantasy di tutti i
tempi: “Il Signore degli Anelli” di John Ronald Reuel Tolkien, adorato da
intere generazioni di lettori ed adottato come testo epico mitologico nei paesi
anglosassoni. L’impresa, che sembrava impossibile, è riuscita al manierista
neozelandese Peter Jackson, che, con l’aiuto di un formidabile team di tecnici
di prim’ordine, ha realizzato la più importante trilogia del nuovo millennio,
degna erede delle “Guerre Stellari” di Lucas. Gli indubbi meriti del regista
sono innanzi tutto estetici: fondere i meravigliosi scenari naturali della
Nuova Zelanda con effetti speciali generati al computer e con l’aggiunta di
vecchie tecniche sempre efficaci come l’utilizzo di miniature, modellini o
plastici in scala. Straordinario il trucco per ottenere l’aspetto orrido delle
creature malefiche e le ambientazioni di suggestione medioevale. Dimostrando un
grande talento visionario ed una maniacale cura del dettaglio, da cui si evince
tutto il suo amore per il testo ispiratore, l’autore conquista il cuore del
pubblico grazie a dei personaggi profondamente umani, evidenziandone
egregiamente le virtù e le debolezze, nonché il profondo tormento interiore
generato dalla vicinanza dell’Anello, simbolo del potere corruttore che induce
al male. Non mancano ridondanze e prolissità in un’opera tanto potente quanto
dilatata, afflitta da quel gusto acerbo nell’attesa di spiccare il definitivo
balzo epico negli episodi successivi. Nel cast brilla Ian McKellen nei panni
del saggio Gandalf il grigio, il “nonno” che tutti vorremmo avere. Grande
successo di pubblico e critica e quattro Oscar tecnici su ben 13 candidature,
per il film che ha reso Peter Jackson una star mondiale.
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