domenica 22 febbraio 2015

The Prestige (The Prestige, 2006) di Christopher Nolan

Nella Londra di inizio ‘900 Robert Angier e Alfred Borden sono due promettenti illusionisti che lavorano come apprendisti del medesimo maestro prestigiatore. Ma un tragico incidente, avvenuto durante un pericoloso numero di “evasione subacquea”, provoca la morte della giovane moglie di Angier e questi, incolpando Borden dell’accaduto, romperà per sempre i rapporti con lui. Da questo momento la loro carriera di “maghi” prenderà strade diverse, ma i due daranno inizio ad una pericolosa sfida a distanza, che assumerà i contorni di un’autentica ossessione, per superarsi a vicenda e dimostrare al pubblico, all’altro ed a se stesso chi sia il più abile. Il numero più ambito è quello del “trasporto umano”, ovvero l’illusionista che sparisce sotto gli occhi del pubblico per ricomparire, un istante dopo, da un’altra parte. Borden ci riesce per primo ma Angier, folle di rabbia e di gelosia, non lascerà nulla d’intentato per scavalcare il rivale e farà un lungo viaggio in America per incontrare il geniale scienziato Tesla, che, secondo le dicerie, sarebbe in grado di costruire macchine miracolose grazie alla corrente elettrica. Imponente thriller crudele che vira nel fantastico, raffinato nello stile, sontuoso nella confezione estetica, estremamente curato nei dettagli e diviso dall’autore in tre atti, che replicano, idealmente, le fasi di un numero d’illusionismo: promessa, svolta e prestigio. Attuando questo affascinante parallelismo tra la struttura narrativa e l’esecuzione di un’attrazione magica, Nolan estrae dal cilindro il suo film migliore, insieme a quel gioiello di Memento, il più concreto ed equilibrato, rendendo la pellicola stessa un’ardita allegoria dell’arte di un prestigiatore e sfidando il pubblico nell’accattivante tentativo di svelarne il trucco, cosa che accadrà, e non senza meraviglia, negli ultimi fotogrammi di un efficace finale a sorpresa. La splendida ricostruzione storico ambientale della Londra vittoriana, le interpretazioni vigorose dei due efficaci protagonisti Hugh Jackman e Christian Bale (invero non eguagliate dalle controparti femminili, Scarlett Johansson e Rebecca Hall) e l’ammaliante suggestione magica che pervade l’opera fin dalle prime scene, completano il quadro, regalandoci un film solido e vibrante, rispetto a cui la scelta migliore è quella di lasciarsi trasportare, a patto di mantenere una notevole sospensione dell’incredulità. Le ridondanze prolisse e le spettacolarizzazioni eccessive, tipici talloni d’Achille del regista britannico, sono qui ridotte ai minimi termini, in nome di una maggiore asciuttezza espressiva che trova il suo miglior compimento nell’ossessiva sfida psicologica tra i due uomini, che hanno dedicato tutto se stessi e sono disposti a pagare il prezzo più alto, pur di superare l’avversario. Nolan filma l’ossessione e ce la offre sotto forma di oscuro illusionismo e, proprio come il più navigato dei maghi, distoglie la nostra attenzione con disparati inganni visivi, per nasconderci il trucco che, invece, è proprio lì, sotto i nostri occhi, parafrasando il mezzo cinematografico stesso. In fondo che cos’è il cinema se non un grande bluff visuale ? un meraviglioso prestigio che ci nasconde la realtà sotto forma di ammaliante illusione, per poi restarti dentro anche dopo che ne hai svelato il trucco. L’autore conferma la regola di saper dare il meglio di sé in progetti più “piccoli” e intimi, rispetto ai grandi blockbuster hollywoodiani, in cui le buone idee si disperdono in un mare di effetti speciali e di spiegazioni cavillose.

Voto:
voto: 4/5

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