Nella
Londra di inizio ‘900 Robert Angier e Alfred Borden sono due promettenti
illusionisti che lavorano come apprendisti del medesimo maestro prestigiatore.
Ma un tragico incidente, avvenuto durante un pericoloso numero di “evasione
subacquea”, provoca la morte della giovane moglie di Angier e questi,
incolpando Borden dell’accaduto, romperà per sempre i rapporti con lui. Da
questo momento la loro carriera di “maghi” prenderà strade diverse, ma i due daranno
inizio ad una pericolosa sfida a distanza, che assumerà i contorni di
un’autentica ossessione, per superarsi a vicenda e dimostrare al pubblico,
all’altro ed a se stesso chi sia il più abile. Il numero più ambito è quello
del “trasporto umano”, ovvero l’illusionista che sparisce sotto gli occhi del
pubblico per ricomparire, un istante dopo, da un’altra parte. Borden ci riesce
per primo ma Angier, folle di rabbia e di gelosia, non lascerà nulla
d’intentato per scavalcare il rivale e farà un lungo viaggio in America per
incontrare il geniale scienziato Tesla, che, secondo le dicerie, sarebbe in
grado di costruire macchine miracolose grazie alla corrente elettrica.
Imponente thriller crudele che vira nel fantastico, raffinato nello stile,
sontuoso nella confezione estetica, estremamente curato nei dettagli e diviso
dall’autore in tre atti, che replicano, idealmente, le fasi di un numero d’illusionismo:
promessa, svolta e prestigio. Attuando questo affascinante parallelismo tra la
struttura narrativa e l’esecuzione di un’attrazione magica, Nolan estrae dal
cilindro il suo film migliore, insieme a quel gioiello di Memento,
il più concreto ed equilibrato, rendendo la pellicola stessa un’ardita
allegoria dell’arte di un prestigiatore e sfidando il pubblico nell’accattivante
tentativo di svelarne il trucco, cosa che accadrà, e non senza meraviglia, negli
ultimi fotogrammi di un efficace finale a sorpresa. La splendida ricostruzione
storico ambientale della Londra vittoriana, le interpretazioni vigorose dei due
efficaci protagonisti Hugh Jackman e Christian Bale (invero non eguagliate
dalle controparti femminili, Scarlett Johansson e Rebecca Hall) e l’ammaliante
suggestione magica che pervade l’opera fin dalle prime scene, completano il
quadro, regalandoci un film solido e vibrante, rispetto a cui la scelta
migliore è quella di lasciarsi trasportare, a patto di mantenere una notevole
sospensione dell’incredulità. Le ridondanze prolisse e le spettacolarizzazioni
eccessive, tipici talloni d’Achille del regista britannico, sono qui ridotte ai
minimi termini, in nome di una maggiore asciuttezza espressiva che trova il suo
miglior compimento nell’ossessiva sfida psicologica tra i due uomini, che hanno
dedicato tutto se stessi e sono disposti a pagare il prezzo più alto, pur di
superare l’avversario. Nolan filma l’ossessione e ce la offre sotto forma di
oscuro illusionismo e, proprio come il più navigato dei maghi, distoglie la
nostra attenzione con disparati inganni visivi, per nasconderci il trucco che,
invece, è proprio lì, sotto i nostri occhi, parafrasando il mezzo
cinematografico stesso. In fondo che cos’è il cinema se non un grande bluff
visuale ? un meraviglioso prestigio che ci nasconde la realtà sotto forma di
ammaliante illusione, per poi restarti dentro anche dopo che ne hai svelato il
trucco. L’autore conferma la regola di saper dare il meglio di sé in progetti
più “piccoli” e intimi, rispetto ai grandi blockbuster hollywoodiani, in cui le
buone idee si disperdono in un mare di effetti speciali e di spiegazioni
cavillose.
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