lunedì 16 febbraio 2015

Matrix (Matrix, 1999) di Lana Wachowski, Lilly Wachowski

Il giovane Thomas Anderson, di giorno programmatore di computer e di notte hacker, conosciuto con il nickname “Neo”, viene contattato da un’affascinante donna misteriosa, Trinity, che lo conduce dal carismatico Morpheus, capo di una fantomatica setta di pirati informatici. Questi gli rivela una sconvolgente verità: il mondo da tutti conosciuto non è reale, ma è solo il frutto illusorio di un potente sistema di elaborazione digitale, generato al computer, e chiamato Matrix, che induce nella nostra mente segnali elettrici sviluppati da un software, per costruire quello che definiamo realtà. Matrix  è stato creato dalle intelligenze artificiali, macchine super evolute che hanno vinto, molti anni prima, la guerra contro gli uomini, rendendoli schiavi al loro servizio per usarli come fonte perenne di energia biotermica. Ma alcuni valorosi ribelli, guidati da Morpheus, hanno trovato il modo per interrompere la neuro connessione al sistema elettronico che li mantiene in “catene” ed entrare o uscire a piacimento dalla realtà virtuale di Matrix per liberare altre persone. Lo scopo di tutto questo è creare un esercito di dissidenti addestrati ed autocoscienti, per sconfiggere la tirannia delle macchine e riappropriarsi della libertà. Ma, per farlo, c’è bisogno di una guida, chiamata l’eletto, colui che verrà un giorno, secondo leggendarie profezie, a liberare la razza umana dal giogo di Matrix. Morpheus è convinto che l’eletto sia “Neo” e metterà lo stupefatto giovane di fronte ad un’ardua ed irreversibile scelta. Pillola rossa o pillola blu ? Affascinante commistione tra fantascienza distopica, azione frenetica, misticismo esoterico, filosofia orientale, allegorie religiose, arti marziali e thriller neogotico, con una pregnante estetica dark d’ispirazione “cyberpunk”, che costituisce la cifra stilistica più marcata e riconoscibile dell’opera. Pescando a piene mani da tutto quel retaggio di cultura popolare underground, senza dimenticare fumetti e videogame, i Wachowski hanno realizzato il loro film più importante, più riuscito, un grandissimo successo di pubblico in tutto il mondo, che ha però diviso i critici tra scettici o entusiasti. Non tutto funziona a dovere in questo rutilante circo delle illusioni: ad una prima parte eccellente, per patos ansiogeno e fertile ambiguità tematica sospesa sul filo tra virtuale e reale, ne segue, allo svelarsi del “trucco”, una più canonica e fracassona, un ridondante accumulo di effetti spettacolari che finiscono per scadere nella ciclica ripetizione. I punti di forza, che hanno colpito soprattutto il pubblico giovanile, risiedono nello stile dark, invero fin troppo patinato, nel look trasgressivo dei personaggi principali, nelle architetture spartane dal gusto retrò mescolate a futuristici orpelli hi-tech e nei famosi effetti visivi in “bullet time” (una fusione tra slow motion e rotoscope), che simulano le movenze di un videogioco nelle scene d’azione che si svolgono nel mondo virtuale, infrangendo tutte le regole fisiche di quello reale. Chi ci ha visto, ingenuamente, un nuovo innovativo modello del genere sci-fi, dovrebbe tener conto di quanto questo film sia debitore di almeno due pellicole contemporanee di minor fortuna: Dark City di Proyas e eXistenZ di Cronenberg. Come chiosa del discorso va anche detto che è più facile districarsi dai feroci agenti digitali di Matrix che dalla melassa sentimentale di un finale favolistico, così banale da scadere nel ridicolo involontario. Nel cast, piuttosto che l’imbambolato “Neo” di Keanu Reeves, brillano il magnetico Morpheus di Laurence Fishburne, la sensuale Trinity di Carrie-Anne Moss ed il diabolico agente Smith di Hugo Weaving. Gli indubbi meriti dei Wachowski sono di aver reso accattivante e facilmente fruibile, una complessa miscela di ispirazioni e suggestioni sulle quali si fonda la loro cinematografia, ma non si va oltre questo. Dopo l’enorme successo popolare ed il forte impatto sul costume giovanile, la pellicola ha avuto due seguiti, assai peggiori dell’originale, ancora più approssimativi e maldestramente infarciti di metafore religiose di grana grossa. Con tutto il clamore e l’enfasi che lo ha accompagnato, Matrix è un’opera fortemente emblematica di dove va, oggi, il cinema mainstream. Capolavoro o bluff ? A voi la scelta su quello in cui volete credere. Pillola rossa o pillola blu ?

Voto:
voto: 3,5/5

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