Il
giovane Jamal Malik, umile ragazzo indiano senza particolari prospettive,
partecipa al popolare quiz televisivo “Chi vuol essere milionario ?” e compie
una formidabile scalata, rispondendo a tutte le 12 domande, nonostante il
subdolo tentativo di boicottaggio del perfido e borioso conduttore, invidioso
dell’improvviso successo mediatico del concorrente. Accusato dalla polizia di
avere imbrogliato, dovrà raccontare la sua incredibile storia per difendersi,
spiegando che ciascuna delle domande era, per un incredibile scherzo del destino,
legata ad una tappa importante della sua vita avventurosa: cresciuto
poverissimo nelle bidonville di Mumbai, con una madre uccisa sotto i suoi occhi
da integralisti indù, con un fratello maggiore ribelle entrato nella malavita
locale ed il suo grande amore infantile, la bella Latika, strappatagli dalla
violenza dei grandi, ma che non ha mai realmente dimenticato. Favola
sentimentale, in confezione di melodramma di Bollywood, diretta con mestiere da
Danny Boyle che, con esperienza e ruffianeria, ha saputo trarre il massimo dal
minimo. Costruito su una storia totalmente inverosimile, solo parzialmente
riscattata dalla dimensione fiabesca, con un’accattivante estetica da videoclip,
un ritmo forsennato che non concede tregua e dei personaggi totalmente stereotipati,
è un abile cocktail di sentimentalismo zuccheroso, moralismo edificante e
spettacolarizzazione del dolore, per tracciare un’ingenua elegia degli umili,
un retorico inno alla vita che “ricatta” il pubblico con la spudorata
enfatizzazione di emozioni dozzinali. Appartiene a quella categoria di film
furbi, tecnicamente ben realizzati, e costruiti a tavolino per riscuotere
larghi consensi e conquistare premi. Obiettivo raggiunto: 8 Oscar “pesanti”
(tra cui miglior film, regia e sceneggiatura), Golden Globe, BAFTA e chi più ne
ha più ne metta. L’ultimo colpo basso è la grossolana rappresentazione
dell’India, ritratta sempre e comunque “da cartolina”, sia nelle sue bellezze misteriose
che nelle sue immense tragedie sociali. Il trionfo di questo film, in codeste
clamorose proporzioni, è stato uno dei punti più bassi della storia
dell’Academy.
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