lunedì 9 febbraio 2015

The Millionaire (Slumdog Millionaire, 2008) di Danny Boyle

Il giovane Jamal Malik, umile ragazzo indiano senza particolari prospettive, partecipa al popolare quiz televisivo “Chi vuol essere milionario ?” e compie una formidabile scalata, rispondendo a tutte le 12 domande, nonostante il subdolo tentativo di boicottaggio del perfido e borioso conduttore, invidioso dell’improvviso successo mediatico del concorrente. Accusato dalla polizia di avere imbrogliato, dovrà raccontare la sua incredibile storia per difendersi, spiegando che ciascuna delle domande era, per un incredibile scherzo del destino, legata ad una tappa importante della sua vita avventurosa: cresciuto poverissimo nelle bidonville di Mumbai, con una madre uccisa sotto i suoi occhi da integralisti indù, con un fratello maggiore ribelle entrato nella malavita locale ed il suo grande amore infantile, la bella Latika, strappatagli dalla violenza dei grandi, ma che non ha mai realmente dimenticato. Favola sentimentale, in confezione di melodramma di Bollywood, diretta con mestiere da Danny Boyle che, con esperienza e ruffianeria, ha saputo trarre il massimo dal minimo. Costruito su una storia totalmente inverosimile, solo parzialmente riscattata dalla dimensione fiabesca, con un’accattivante estetica da videoclip, un ritmo forsennato che non concede tregua e dei personaggi totalmente stereotipati, è un abile cocktail di sentimentalismo zuccheroso, moralismo edificante e spettacolarizzazione del dolore, per tracciare un’ingenua elegia degli umili, un retorico inno alla vita che “ricatta” il pubblico con la spudorata enfatizzazione di emozioni dozzinali. Appartiene a quella categoria di film furbi, tecnicamente ben realizzati, e costruiti a tavolino per riscuotere larghi consensi e conquistare premi. Obiettivo raggiunto: 8 Oscar “pesanti” (tra cui miglior film, regia e sceneggiatura), Golden Globe, BAFTA e chi più ne ha più ne metta. L’ultimo colpo basso è la grossolana rappresentazione dell’India, ritratta sempre e comunque “da cartolina”, sia nelle sue bellezze misteriose che nelle sue immense tragedie sociali. Il trionfo di questo film, in codeste clamorose proporzioni, è stato uno dei punti più bassi della storia dell’Academy.

Voto:
voto: 3/5

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