domenica 7 novembre 2021

Demonlover (2002) di Olivier Assayas

Diane è una manager di successo che lavora per una potente multinazionale, che intende rilevare la giapponese TokyoAnime per acquisire la sua tecnica innovativa di creazione di immagini tridimensionali, per poi lanciarsi nel settore dei videogiochi a sfondo erotico. Ma le enormi prospettive di mercato fanno gola anche alla concorrenza, in particolare ad altre due grandi società del settore, la Mangatronics e la Demonlover. La prima convince Diane a lavorare sottobanco per loro come spia, ma la donna, accecata dall'ambizione personale, non immagina che si sta ficcando in un "gioco" pericoloso e che la Demonlover ha molti assi nella manica da usare a suo vantaggio. Straniante thriller tecnologico scritto e diretto da Olivier Assayas, attraversato da torbide suggestioni erotiche, da atmosfere da mistery allucinato e con i modi tipici del racconto spionistico industriale trasfigurati in una dimensione teorico figurativa di grande fascino visivo, che si pone a metà strada tra il delirio high-tech, la riflessione analitica sul concetto di immagine e la furbesca patinatura tecnologica da usare come cornice di situazioni pruriginose. Stroncato dalla critica alla sua presentazione al Festival di Cannes 2002, possiede tutti gli elementi per diventare oggetto di culto per una nicchia di ammiratori (come infatti è avvenuto) ed è in linea con la poetica viscerale, onirica, sfuggente ed ammaliante propria dell'autore francese. Il fascino ipnotico e la malia sensuale contenuti nelle immagini del film sono indubbie, così come la potenza evocativa della messa in scena, le molteplici chiavi di lettura e l'inquietante interpretazione "preveggente" dell'inarrestabile invadenza della tecnologia nelle nostre vite. Ma chi ha scomodato David Lynch per rafforzare il proprio entusiasmo rispetto alla pellicola ha evidentemente esagerato, perchè il film è troppo vanesio e sfilacciato, fragile e tortuoso in diversi passaggi, e non possiede il collante del genio creativo del Maestro americano a tenerne insieme i troppi filamenti, che si disperdono incontrollati in una seducente cornice manieristica. Notevole colonna sonora rock dei Sonic Youth e adeguate interpretazioni del cast, che annovera Connie Nielsen, Chloë Sevigny, Gina Gershon, Charles Berling, Dominique Reymond e Jean-Baptiste Malartre. Per i suoi (numerosi) detrattori l'opera è un bluff sgangherato. Per i suoi (pochi) ammiratori è invece un conturbante capolavoro visionario. Come spesso accade, la verità sta nel mezzo.

Voto:
voto: 3/5

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