Walter Sparrow è un uomo comune che conduce un'esistenza ordinaria tra il suo lavoro di accalappiacani, una moglie devota ed un figlio adolescente. Un giorno sua moglie gli regala un libro di Topsy Kretts intitolato "Number 23", in cui si parla di un detective in disarmo, Fingerling, che indaga su un cruento omicidio ed è ossessionato dal numero 23 che, a suo avviso, ricorre come una maledizione nella sua vita e in quella delle altre persone, con significati minacciosi. A mano a mano che procede nella lettura Walter inizia a identificarsi progressivamente in Fingerling, sente delle strane connessioni tra la sua storia e quella del detective e inizia anche a lui ad avvertire ovunque l'ostile ricorrenza del famigerato 23, presagio di sventura carico di significati reconditi. In breve la vita di Walter diventa un incubo e i suoi stessi cari saranno in grave pericolo. Questo thriller esoterico di Joel Schumacher sui torbidi collegamenti tra numerologia, occultismo e leggende urbane, è un misto tra un giallo psicologico e un mistery onirico, che poi sfocia in un noir paranoide di tetra suggestione. L'idea di fondo si basa sull'insieme di dicerie superstiziose legate al numero 23, molte delle quali vengono pedissequamente enumerate nella pellicola: 23 sarebbero le coltellate inflitte a Giulio Cesare, i secondi necessari al sangue per una circolazione completa nel corpo umano, il numero di cromosomi con cui ogni genitore contribuisce al DNA del figlio, le lettere dell'alfabeto latino e via discorrendo. Il film parte con delle accattivanti atmosfere di inquietudine, anche grazie all'ottima interpretazione di un sorprendente Jim Carrey, capace di lavorare ottimamente per sottrazione, senza mai scadere nell'enfasi drammatica. Affascinante l'immedesimazione tra Walter e Fingerling e la progressiva sovrapposizione straniante tra la sua realtà e quella del libro. Peccato che, nella seconda parte, quando i nodi vengono al pettine, il film implode in una delirante baraonda di colpi di scena ad effetto che risultano cervellotici, forzati e totalmente privi di senso logico: una confusa fiera di soluzioni strampalate, degna di molti thriller italiani degli anni '70. I problemi principali risiedono nella sceneggiatura incerta di Fernley Phillips, ma anche Schumacher ci mette il suo con una regia piatta e poco equilibrata. Con altre mani alla guida si poteva ottenere un risultato ben più interessante.
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