lunedì 8 novembre 2021

Sherlock Holmes (2009) di Guy Ritchie

Londra, 1890. Sherlock Holmes è il più grande investigatore britannico, uomo dall'intuito geniale, dall'osservazione acuta e dall'agile ragionamento deduttivo, ma anche scombinato, indisciplinato, poco avvezzo alle regole e dallo stile di vita discutibile. Quando non indaga fa il pugile, sfogando così le scorie represse, o corre dietro a qualche sottana o si trastulla tra sollazzi intellettuali e studi esoterici. Il dottor Watson è il suo fedele assistente e la sua zavorra, l'unico in grado di metterlo in riga e fargli esprimere al massimo le sue immense potenzialità. Insieme formano un duo formidabile, più efficace ed efficiente di Scotland Yard. Dopo aver consegnato alla polizia il crudele Lord Blackwood, satanista fanatico e assassino di giovani donne, Holmes e Watson vogliono concedersi un attimo di pausa. Ma, dopo la condanna a morte, Blackwood "risorge" e Holmes è costretto a tornare subito in pista, solleticato nel suo orgoglio e affascinato dal mistero occulto dell'evento. Ma intanto questo caso si va a sovrapporre con un altro, che gli è stato commissionato dalla bella e ambigua Irene Adler. Come al solito spetterà all'insuperabile detective che vive al civico 221B di Baker Street riuscire a sbrogliare la sinistra matassa. Ambizioso revival in chiave moderna di uno dei miti letterari britannici per eccellenza: Sherlock Holmes, creato dalla penna di Sir Arthur Conan Doyle, e già portato tantissime volte sul piccolo e sul grande schermo da una pletora di attori diversi, con alterne fortune. La rilettura di Guy Ritchie si ispira ad un fumetto di Lionel Wigram ed è assolutamente innovativa, ancorché "eretica", ma anche gradevole, divertente e non priva di fascino visivo. La sua versione è un film di azione hollywoodiano, frenetico, eccitato, a tratti violento, con atmosfere cupe da thriller, inserti ironici da commediola americana, venature mistery di ammiccamento gotico paranormale, un ritmo convulso a rotta di collo, effetti speciali esagerati tipici dell'action d'oltre oceano ed un surplus di buffoneria nei personaggi (specialmente in quello di Holmes), che talvolta fa storcere il naso. E' un film leggero che va preso per quello che è, ovvero non sul serio, ma diverse scelte sulla caratterizzazione del protagonista lasciano perplessi, a cominciare dal casting dell'attore (Robert Downey Jr.), bravo, simpatico, amabilmente "cialtrone", ma poco adatto al ruolo. E' vero che l'Holmes letterario è un pugile coi fiocchi ed è atleticamente abile, ma, per il resto, è alto, snello, felpato, sardonico, amabilmente british e di ironia elegantemente affettata, quindi siamo proprio lontani anni luce. Appare invece più interessante e sfaccettato il Watson di Jude Law, che finisce per mettere sovente in ombra il collega protagonista. Funzionale e concreto il resto della squadra di interpreti, con Rachel McAdams (maliziosa), Mark Strong (mefistofelico) e Kelly Reilly (luminosa). Nonostante le iperboli, gli strafalcioni e l'allegro caotico pandemonio tipico del regista, il pubblico ha gradito moltissimo questo Sherlock Holmes d'azione, zotico e smargiasso, più yankee che british, decretando il successo commerciale del film con oltre 500 milioni di dollari incassati nel mondo e sdoganando l'inevitabile sequel: Sherlock Holmes - Gioco di ombre (Sherlock Holmes: A Game of Shadows, 2011), sempre con Guy Ritchie al timone, il ritorno del cast al completo e l'entrata in scena del nemico storico dell'investigatore, il professor Moriarty. Due candidature tecniche agli Oscar: la scenografia e la colonna sonora iper-pompata di Hans Zimmer.

Voto:
voto: 2,5/5

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